Maigret e il barbone

Ci ha abituati a vederlo indagare in ogni ambiente e città, il commissario Maigret, eppure leggere le sue avventure nel piccolo mondo di uomini e donne che vivono sotto i ponti di Parigi è davvero un esperienza inedita. Ciò che invece rimane piacevolmente costante è il fiuto del commissario nell'impregnarsi delle vite delle sue vittime, fino a conoscerle talmente bene da indovinarne i più reconditi pensieri e segreti. E anche nel caso di François Keller, il commissario intuisce che le pagine del suo passato nascondono la chiave che spiegherebbe la sua brutale aggressione sotto il pont Marie, e sa anche che il barbone, meglio conosciuto come il Dottore, non collaborerà con lui. Nel piccolo universo popolato da clochard nel quale si è rifugiato abbandonando la famiglia non c'è spazio per la polizia ed i tribunali. Però non può fare a meno di parlare con Maigret attraverso i suoi occhi. E tanto basta al commissario. Un indagine da principio molto affascinante, che deve fare però i conti con un intreccio narrativo fragile e facilmente prevedibile.

Sinceramente tra i Maigret ho trovato di molto meglio, a me questo non è piaciuto; fatto salva la solita abilità stilistica e narrativa ci si trova di fronte ad un personaggio che personaggio non è, ad una storia con poco spessore ed un po' forzata.

Un grande Maigret con un'indagine "strana". Deve individuare chi ha tentato di uccidere un barbone che vive sotto i ponti di Parigi e poi l'ha gettato nella Senna. Un Maigret "strano" che fa partecipare all'indagine anche la moglie, un Maigret che arriva ad una conclusione che però non è confermata da una confessione.