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Ti ucciderò, mia capitale
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Ti ucciderò, mia capitale - Giorgio Manganelli - copertina
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Ti ucciderò, mia capitale

Descrizione


Avventurandosi in questa silloge di scritti inediti, stesi fra il 1940 e il 1982, chiunque pensasse di conoscere Manganelli dovrà ricredersi, giacché l'intera sua produzione risulta illuminata come da una luce radente - quella che emana da un laboratorio segreto e pieno di sorprese. A partire dal tenebroso racconto che dà il titolo al volume: "M'ero disegnato il suo corpo come una mappa, con vene di strade e arterie di ramblas e avenues carotidee e i crescentes capezzolati e le esedre genitali" leggiamo già inquieti, e non tardiamo a comprendere che si tratta del corpo indifeso e passivo - eppure smisurato e minaccioso - di una donna che dorme. C'è un solo modo per sbarazzarsi di quell'atlante infinito, per evadere dalla casa di carne che lei ha costruito, ci spiega la nitida e allucinata voce narrante: accostarle una rivoltella alla tempia e straziarla: "Ti ucciderò, mia capitale; mio quartiere residenziale; sede del mio deportato governo; mia Stadt; esilio di turbolenti anarchici". E non meno fosca, allarmante è la bellezza degli altri racconti, nutriti di poesia barocca e dei prediletti Swift, Lamb e De Quincey, dove si agitano personaggi-paesaggio vittime di alterazioni dimensionali, visitati da incubi, metamorfosi e apparizioni polimorfiche, attraversati da forze oscure e angosce, assediati da un nulla "popolato di nulla tormentosi" - e capaci di parlarci di verità ultime quasi celebrassero una fastosa e gelida cerimonia verbale.
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Dettagli

2011
23 marzo 2011
372 p., Brossura
9788845925658

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Sandro G 74
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Dallo spassoso racconto "Una guida del paese di Baedeker": "Nell'agosto del 1797, venne trovata in un villaggio delle Fiandre, Auntigny, sui gradini della chiesa che sarebbe stata costruita vent'anni dopo, particolare questo, più che sospetto, venne trovata una cravatta manifestamente strangolata. La giacitura della cravatta, il suo colore paonazzo, la relativa rigidità del nodo facevano risalire la morte a poche ore prima. Subito si notò qualche cosa di sospetto nella giacitura della cravatta; e l'impressione, penosa e diseducante, che essa avesse posto fine ai suoi giorni (...) , come, non si spiegava. Si diffuse la convinzione che una qualche cravatta fosse responsabile di quella triste vicenda, e molte ne furono lacerate, molte bruciate, in gara di barbarie coi nuovi tiranni (...) d'Europa". Prime cento pagine di questa raccolta postuma, un po' sottotono, trattasi perlopiù di racconti giovanili, ancora un po' grezzi, subito dopo, il libro, curato come sempre ottimamente da Silvano Nigro, diviene una mirabilia di storie estremamente bizzarre, alcune decisamente cupe e inquietanti come Addenda (racconto quasi lovecraftiano, suoni, voci e rumori soprannaturali terrificanti che sibilano e ruggiscono dalla sommità di una collina), o L'archimandrita dei demonofili al suo gregge, nerissima esegesi sul concetto di divinità, sulla condizione umana, sulle malattie, gli escrementi e le fogne, angosciante ai massimi livelli. Da segnalare anche i divertentissimi e metafisici, Appunti per l'autobiografia di un longaevus, e Telex da Betlemme, per chiudere il sarcasmo tremendo de "Il Natale". Inediti, come raramente accade, di grande qualità artistica, immaginativa e letteraria.

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Sandro G. '74
Recensioni: 4/5

Altri racconti inediti del Manga, leggermente meno sontuosi dell'altra raccolta di inediti (La notte), ma pur sempre una vera e propria esperienza letteraria, complessa, tetra, fascinosa e astrattamente metafisica, la metafisica Manganelliana del Nulla, dove tutto e il contrario di tutto può accadere. Intimo rapimento intellettuale, sorta di stregone-sciamano della sintassi più ardita, oscure elucubrazioni mentali che spiazzano il lettore, che rimane intrappolato nella diabolica tela, sapientemente costruita da uno scrittore totalmente fuori dagli schemi precostituiti, refrattario al più banale concetto di trama letteraria, inclassificabile come genere narrativo in sè, chiamarlo "fantastico" sarebbe ignobilmente riduttivo. Continuiamo ad importare (da almeno 60 anni) dall'estero, autori patetici, stilisticamente insignificanti (tranne ovviamente alcune meravigliose eccezioni), e ci dimentichiamo di scrittori come Manganelli, autore intimamente perturbante, vero maestro della grande letteratura italiana, o Tommaso Landolfi, Papini, Bacchelli, Bontempelli, De Medici etc...

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Conosci l'autore

Giorgio Manganelli

1922, Milano

Giorgio Manganelli è stato uno scrittore e saggista italiano. Fece parte del Gruppo 63. Vissuto ai suoi tempi per lo più come un outsider, un trickster se non proprio un «teppista», oggi è considerato un classico della nostra letteratura. Collaborò al "Corriere della sera" e ad altri quotidiani, raccogliendo poi gli articoli pubblicati nel volume "Improvvisi per macchina da scrivere" (1989). Autore di saggi come "La letteratura come menzogna" (1967), "Angosce di stile" (1981), "Laboriose inezie" (1986), ha scritto anche reportages come "La Cina e altri orienti" (1974). Nelle sue opere narrative, caratterizzate da una scrittura barocca, è rimasto fedele a un'immagine manieristica della letteratura, come costruzione artificiosa di un mondo surreale....

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