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Dopo il primo libro non volevo rimanere orfana di zia Mame. In questo secondo libro, Patrick ricorda il suo viaggio in Europa ed Oriente fatto insieme a zia Mame nel 1937, prima di iscriversi al college. La narrazione è scoppiettante ed ogni episodio ricco di elementi comici al limite del surreale.
Finalmente un libro travolgente! Un gioiello per troppo tempo nascosto a noi lettori. È il seguito del primo, Zia Mame. Potrei descrivere l' avventurosa genesi dell'opera, la poliedricità dell' autore, o raccontare la trama e l' ordito ma credo esistano libri che vanno scoperti ad occhi chiusi. Un unico indizio: Zia Mame, la camaleontica protagonista, è un incredibile mix tra una chiccosa Audrey Hepburn e una spregiudicata Mae West. Si ride, a volte anche amaro, ma soprattutto non ricordo di aver letto negli ultimi anni un' opera così fresca, godereccia e spumeggiante. Zia Mame è senza dubbio uno dei migliori personaggi femminili che il mondo letterario abbia mai visto, vale la pena leggerlo.
Chi ha letto Zia Mame, il primo libro della serie, non può non aver provato un po' di malinconia nel finirlo e non poter più seguire le avventure di Patrick e della sua stravagante tutrice. Fortunatamente, con questo secondo volume, Dennis continua a deliziarci con le avventure di zia Mame che, sempre più elegante, frizzante ed imprevedibile, stavolta ci trascina in un tour intorno al mondo ricco di disavventure, conquiste ed altri momenti indimenticabili.
Recensioni
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Zia Mame non si giudica, o si ama o si odia. L’uomo che la ama al di sopra di tutti è sicuramente Patrick, nipote, pupillo e voce narrante delle sue bizzarre avventure. Una voce davvero poco obiettiva, che tende a edulcorare le uscite maldestre dell’indomita zia. Così anche le sue peripezie intorno al mondo, nei rifugi per lebbrosi o al cospetto di animali feroci, sono descritte con la rassegnazione bonaria dell’innamorato. Noi, che magari invece non lo siamo mai stati, o abbiamo solo una passeggera infatuazione, di zia Mame vediamo anche i difetti: è eccessiva, capricciosa, costantemente sopra le righe e non perde mai l’occasione di tacere.
Anche Pegeen, la moglie di Patrick, non dissimula una certa stizza nei confronti della zia, soprattutto da quando lei ha deciso di portare in vacanza il loro bambino di dieci anni, Michael, e di tenerlo con sé, senza dare notizie, per due anni. Pegeen sa che anche Patrick è cresciuto con sua zia senza subire grossissime conseguenze di natura comportamentale, ma come fa una mamma a tollerare la totale, assoluta, mancanza di riguardi di Mame? Come fa a sapere che in realtà la vita al fianco della zia è stata per Patrick, e certamente lo è anche per il piccolo Michael, un indicibile spasso?
Patrick non può più sottrarsi, è arrivato il momento di raccontare cosa è successo davvero quando il viaggio intorno al mondo con la zia lo ha fatto lui, molti anni prima. Era la fine degli anni Trenta e Mame, dopo aver tentato varie e improbabili strade, dalla ballerina di fila alla spia, era miracolosamente scampata alla crisi del ’29 sposando Beauregard Burnside, un ricchissimo possidente terriero della Georgia. Dopo la tragica morte del marito, che l’aveva resa la nona vedova più ricca d’America, zia Mame aveva presto recuperato il suo piglio, messo via la veletta nera, preso con sé Patrick e ricominciato le sue peregrinazioni intorno al mondo. Stavolta però niente case d’appuntamenti e rifugi di fortuna: Mame poteva permettersi i migliori alberghi del mondo. A cominciare, naturalmente, da Parigi.
Per introdurre il giovane Patrick all’interno dei circoli culturali e aristocratici della vecchia Europa, e per portare a compimento la sua trionfale scalata sociale, la generosa zia non aveva certo badato a spese. A volte si era servita di vecchie conoscenze che potessero aprirle la strada nei più importanti salotti mondani, come Vera Charles, con cui aveva mosso i primi passi nel jet set di Broadway e che, suo malgrado alla soglia dei quarant’anni, continuava a sgambettare nei peggiori night di Parigi. Altre volte, come a Londra, erano state ben altre le personalità di cui si era dovuta circondare per poter essere introdotta in società: vecchie carampane imparentate con aristocratici decaduti e sempre affamati. Nella girandola dei balli, dei ricevimenti, tra crinoline e riverenze, Patrick avrà il solito ruolo del lacché solerte, ma anche del nipote premuroso pronto a tirarla fuori dai guai. Ancora una volta aiuterà zia Mame a tirarsi su dopo una notte di bagordi e asciugherà le sue lacrime dopo l’ennesima delusione, ma la vedrà anche rifulgere nei suoi gioielli più eleganti, entusiasta per una posizione conquistata sul campo di battaglia.
E proprio come un campo di battaglia questo romanzo è rutilante, coinvolgente, a tratti esasperato e puntellato di episodi memorabili. A distanza di quasi sessant’anni dalla pubblicazione delle sue prime avventure, zia Mame non ha perso il suo smalto. A chi non la conoscesse potrebbe sembrare una vecchia signora ricca e boriosa. Per noi che amiamo tuffarci nella sua vita è sempre un’ingenua e inguaribile ottimista, con un fiuto spiccato per gli affari e un pessimo rapporto con le convenzioni.
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