Fra i boschi e l'acqua

La continuazione di “Tempo di regali” non mi è dispiaciuta, anche se trovo migliore il primo volume. Superflui e un po’ disturbanti i contenuti presenti nelle pagine da 234 fino a 240, pur sempre in linea con l’ispirazione frankista della casa editrice. Il capolavoro di Fermor, almeno tra i testi tradotti in italiano, rimane per me, Mani. Nonostante ciò, il libro merita il massimo dei voti. Prosa eccelsa che racconta di un’umanità estinta.

Tutti abbondantemente presenti i tre ingredienti fondamentali di un diario di viaggio: descrizione dei luoghi, fatti e impressioni personali, riferimenti storici e letterari. Le descrizioni dei luoghi sono vivide e precise, arricchite dall'immaginazione che evoca nell'autore visioni che vanno oltre la realtà di cattedrali, castelli e paesaggi. Incredibilmente varia la serie di incontri: contadini, zingari, boscaioli, topografi, rabbini, nobili eruditi e nobili goderecci: con tutti l'autore trova il modo di dialogare ad ogni livello e sforzandosi di imparare tutte le lingue incontrate sul suo cammino. Solo i riferimenti storici sono a mio avviso esposti in modo alquanto caotico e dicono poco a chi, come me, non conosce molto della storia dell'est europeo. Pur immaginando che parte delle nozioni esposte siano frutto di successive esperienze, studi e maturazioni, stupisce la curiosità intellettuale e la sete di sapere di questo ragazzo che aveva disertato o era stato espulso da tutte le scuole del Regno Unito. Comunque lettura scorrevole e godibile.

Un altro migliaio di chilometri percorsi al centro dell'Europa: a piedi, a cavallo, su un carro di fieno o (più raramente) con un passaggio in automobile; con lo sguardo sempre vigile, attento a non farsi sfuggire nessuna bellezza, nessuna caratteristica, nessun particolare di cui valga la pena ricordarsi. Patrick Leigh Fermor era un viaggiatore di natura, con un istinto innato di osservare, di incontrare gente e luoghi diversi, di acquisire conoscenze sempre più vaste sia del presente sia della Storia. Non era un ragazzo che poteva essere costretto fra la sedia e il banco di scuola, a consumare la penna sui quaderni e gli occhi sui libri... Eppure qui, mentre si sta avvicinando ai vent'anni, vien meno, in parte, quel senso di avventura scanzonata e un po' folle che animava il diciottenne della prima parte ("Tempo di regali") per far posto, fra le varie tappe del lungo viaggio, a un tranquillo se non pigro adagiarsi nelle sontuose dimore di amichevoli aristocratici, dove il giovane sembra voler assaporare la quiete e le comodità, più ancora che gli imprevisti dell'avventura. In questo libro, inoltre, egli si dilunga spesso in estese digressioni storiche e politiche, frutto di un assiduo sfogliare i grossi volumi delle belle biblioteche di proprietà dei nobili che lo ospitano. Con il gusto però, forse fin troppo insistito, di dimostrare la sua capacità di documentazione e di spiegazione. Il lettore, invece, ha fretta di rivederlo all'aria aperta, di seguirlo mentre cammina con lo zaino in spalla sotto il sole o nella neve, "fra i boschi e l'acqua", appunto, per accompagnarlo in questo andare instancabile fra monti, pianure e castelli, verso una meta che è di giorno in giorno più vicina ma pur sempre ancora lontana, come un tesoro aspettato con fiducia e bramato con tenacia... Il tutto, comunque, è svolto e protratto, nelle tante pagine del volume, con una scrittura sempre ugualmente accattivante e piena di fascino!