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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2016
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Indice
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Contenuto: l'insana invidia del modello consumistico, valori borghesi capovolti, un intricato mondo in cui è facile farsi intrappolare. Tipologia lettore: reattivo.
Uno dei romanzi più belli che abbia mai letto! È una gioia seguire le avventure di una generazione di giovani poeti e non, in anni in cui ancora la vita veniva vissuta e discussa al di fuori delle logiche e degli pseudo ragionamenti dettati da televisioni, blog e social, in un paese, il Messico, vivido e sanguigno, in un mondo costellato di brutture ed orrori come adesso, come sempre, ma con persone forse più libere. Ma, soprattutto, è entusiasmante farsi trascinare dalla scrittura di Bolano, e conoscere della vita, di tante vite, e della storia, di tante storie, tutto ciò che è necessario in poche pagine, e giungere a carpire qualcosa di profondo che una moltitudine infinita di romanzi di centinaia di pagine manco se lo sogna. Ottimo titolo che vi consiglio.
Un manuale di scrittura che diventa manuale di vita. Opera non da recensire ma da regalare, semplicemente.
Recensioni
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“La notte prima, quando eravamo rimasti in pochi, Ernesto San Epifanio aveva detto che esisteva una letteratura eterosessuale, una letteratura omosessuale e una letteratura bisessuale. I romanzi, in genere, erano eterosessuali, la poesia invece era assolutamente omosessuale, i racconti, deduco, erano bisessuali, anche se questo non lo disse. Nell’immenso oceano della poesia distingueva varie correnti: finocchioni, finocchie, finocchietti, pazze, busoni, velate, ninfi e fileni”.
Erano veramente storie selvagge, le sue, irriducibili ad ogni categorizzazione, indisciplinate e caotiche: ma i suoi sberleffi lasciavano il segno come frustate. Il cinquantenne scrittore cileno Roberto Bolaño è morto a luglio in Spagna (per un’insufficienza epatica per la quale era in attesa di trapianto), poco dopo l’uscita in Italia del suo romanzo I detective selvaggi e poco prima di pubblicare il suo nuovo libro, un romanzo di fantapolitica intitolato “2666”. Il primo incontro del nostro pubblico con lo stravagante Bolaño è stato nel 1998 con La letteratura nazista in America in cui, nascondendosi sotto il titolo saggistico, lo scrittore cileno già dava una brillante prova del suo talento ironico e anarchico, tracciando un affresco virtuale animato da vite immaginarie. Anche in I detective selvaggi, le labirintiche peripezie di un gruppo di giovani poeti messicani che si definiscono “realisti viscerali” e sono dediti più che altro a strampalati eccessi sessuali, alcolici e quant’altro, è un pretesto per descrivere, attraverso il caleidoscopio di una fantasia sfrenata e zampillante, l’impossibilità di sopravvivenza degli ideali giovanili in un mondo dagli orizzonti sempre più angusti e sordidi.
Romanzo fluviale e corale, è assemblato in tre parti: quella di mezzo si svolge molti anni dopo le altre due, e fornisce chiavi di lettura sempre diverse attorno ai due protagonisti, Arturo Belano (alter ego dell’autore) e Ulises Lima, a seconda delle versioni fornite da schegge di conversazioni carpite senza un ordine apparente tra amici e conoscenti dei due, partiti forse sulle tracce di una poetessa ignota di cui il loro gruppo si ritiene seguace. Sono diversi gli ambienti ricostruiti da Bolaño in questa trasversalissima odissea, ma sembra evidente che oggetto dei suoi strali sono soprattutto quegli intellettuali che patteggiano con il potere e cercano il successo appiattendo ogni valore artistico e umano.
A cura di Wuz.it
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