Sulla maestria

Forse, a voler trovare un difetto in questo meraviglioso saggio di Tanizaki, si potrebbe dire che, talvolta, l'autore, riferendosi all'arte occidentale, sembra confondere l'arte con la fama; in realtà anche da noi esiste il geido e viene coltivato, e non è raro gli artisti più capaci non siano necessariamente nomi notissimi al grande pubblico; ma dagli occhi di uno straniero, è un errore comprensibile e facilmente perdonabile. Per il resto, che dire: un testo assolutamente ispiratore, aldilà della pratica artistica e attoriale, che trasmette un profondo rispetto per ciò che si sceglie di praticare e un'indipendenza di pensiero che andrebbe introiettata e fatta propria (io almeno ci sto provando), specialmente in tempi come questi, di confusione e ricerca spasmodica di fama. Un cammino di sacrificio e dedizione, umiltà e perseveranza, per un'arte che è incantesimo, puro piacere della perfezione. Come il riflesso di una perla pazientemente levigata per anni, che con il tempo rivela una lucentezza sino allora segreta, un libro tutto da meditare.

"Sulla maestria" è un breve saggio di Tanizaki in cui esprime la concezione di maestria, appunto. Per lui un'opera si dimostra all'altezza soltanto se il suo autore cerca di raggiungere la perfezione, come se volesse sfregare ripetutamente un oggetto fino a far uscire quella patina perlata che si nasconde sotto i primi strati. Non è un saggio di facile lettura: all'inizio compaiono tantissimi nomi di attori, autori, cantanti, che la lettura risulta lenta. Superato questo scoglio, però, chiunque riuscirà a leggere un Tanizaki molto intimo, che si ritrova a leggere alla luce di una candela.