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Anno edizione: 2014
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L’atmosfera: torbida e nerissima, con questa nebbia appiccicosa onnipresente capace di rendere plausibili, in modo inquietante, eventi o dialoghi altrimenti inverosimili. Il ritmo: serratissimo (pur con qualche nebbioso rallentamento qua e là, perdonabile). Il personaggio principale: molto interessante. Un uomo abulico, come lo definirà l’energica e razionale amante, praticamente privo di volontà, un debole che quasi nulla conosce di se stesso, capace tuttavia di compiere gesti efferati quando indotto a farlo. È ciò che di più inquietante ho trovato in questa storia. Un bel libro, scritto bene, secondo me, sembra di esserci con il povero Fernand, tutto solo, avvolto dalla nebbia, al buio, nell'attesa di un... fantasma.
Vertiginoso!il finale mi ha spiazzata. Gli autori riescono a rendere vittima l'assassino che quasi fa pena nelle sue angosciose paranoie. Un classico della letteratura noir!
Ansia, attesa, panico, allucinazioni, incomprensione, alienazione, personaggi ambigui, umidità costante, una pesante nebbia che preme contro il petto, che non fa respirare e che ti segue anche quando ti rifugi nei bar nella speranza di dissolverla con numerosi cognac... Tutti questi elementi mi hanno fatto apprezzare I diabolici. L’atmosfera, diciamo, è resa alla perfezione. Il fatto che io abbia capito il trucco già nella prima parte è un’altra storia, ed incide pesantemente sull’assegnazione del punteggio in stelline: potevano essere 4, saranno 3. Ed è un peccato, perchè è un piccolo romanzo noir scritto molto bene, ma se io, che normalmente non capisco MAI in anticipo l’epilogo di un noir o di un giallo ( e, se lo capisco, cerco di scacciare il pensiero per godermi la lettura ), dopo una quarantina di pagine avevo già chiaro in mente tutto… Significa che qualcosa non va. Ad ogni modo, una buona lettura per un paio di sere ad alta ( media ) tensione.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"Una sorta di interminabile attacco di cuore": così è stato definito "I diabolici," che - unanimemente considerato un classico della letteratura noir - non ha perso un grammo del suo torbido fascino.
"Niente cadavere, niente indennizzo. Neanche per un attimo Ravinel aveva considerato il problema da quel punto di vista. Si sedette sull'angolo di una panchina. Stavolta era davvero la fine."
Ambientazione: Francia presumibilmente a metà del Novecento.
Personaggi: il classico triangolo amoroso lui, lei e l'altra.
Scenario: nebbiose e grigie vie senza gioia, case piccolo borghesi, locali periferici e popolari.
Quando un matrimonio perde la sua forza e il tessuto che tiene unita la coppia si sfilaccia, nella trama può insinuarsi una terza persona e ribaltare tutti gli equilibri esistenti.
Così accade nella nostra storia: Fernand Ravinel si allontana dalla moglie Mirelle e si avvicina a Lucienne, determinata e forte al punto da convincerlo della bontà del suo progetto: liberarsi in modo definitivo della consorte.
La tensione narrativa cresce sempre più, parallelamente al pericoloso gioco che la coppia crede di poter gestire.
E il lettore - che inizialmente pensa di avere tutto sotto controllo - lentamente perde le sue certezze entrando nel turbine di angoscia e mistero che attanaglia il protagonista.
La terribile, ma ineluttabile, conclusione di questo romanzo vede la morte intrecciata inestricabilmente alla passione amorosa. Anche se "l'amour fou" (quello che devasta e distrugge, privo di qualsiasi remora e regola e che non può essere arginato), non compare in queste pagine dove invece si affacciano l'interesse, l'attenzione al danaro, alla posizione sociale, all'immagine pubblica. Oltre che, ed è qui la chiave centrale della storia, la liberazione dal giogo di una relazione sbagliata, trascinata stancamente. Ma la liberazione di chi non è da sapere. Così come lo scrittore non ci racconta se la nuova relazione sarà migliore o peggiore della precedente.
Un turbine di ripensamenti e di rimorsi avvolgerà chi ha agito in un certo modo plagiato e condizionato senza rendersene conto.
Se avete avuto la fortuna di vedere già Les diaboliques, meraviglioso film firmato da Henri-Georges Clouzot con Simone Signoret, Véra Clouzot e Paul Meurisse (voleva realizzarlo Hitchcock, ma poi non se ne fece più nulla) sapete come si svilupperà la storia, seppure nel film non poche varianti mutano la vicenda trasformandola in qualcosa di ancor più insinuante, tormentato, ambiguo.
Se non l'avete visto, cercatelo e guardatelo, ma preferibilmente dopo aver terminato il romanzo.
In realtà nulla turba questa lettura e anche se già conoscete la storia non avrete delusioni, tutto sembrerà nuovo, diverso, originale.
Spesso i libri di Boileau e Narcejac sono stati paragonati a quelli di Simenon, giustamente, ma non alle inchieste firmate da Maigret, piuttosto ai romanzi che raccontano la vita quotidiana francese e che costituiscono tutta l'altra produzione dello scrittore belga, dove disperazione, miseria e tragedia spesso prendono il posto della leggerezza (seppur talora velata di dramma) che accompagna le indagini di Maigret.
Recensione a cura di Wuz.it
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