L'uomo che mangiò il 747

Devo proprio dire che ho conosciuto questo libro in modo assai strano. Partiamo dal presupposto che l'ho visto per la prima volta in vita mia in un negozio Conforama. C'erano infatti dei libri messi in uno scaffale per esposizione (come succede per esempio ad Ikea), e io, sempre per non farmi gli affari miei, mi sono fiondata sui libri e mi ha colpito uno in particolare: "L'uomo che mangiò il 747" di Ben Sherwood. E da lì sono arrivata al punto in cui me lo sono comprato (necessariamente su Internet, dato che nelle librerie non si trovava). L'ho terminato in poco tempo, infatti la storia è molto originale, in modo da far rimanere vivo l'interesse su come si concluderà l'intera vicenda. C'è un uomo che sta mangiando un Boeing 747 per amore di una donna, che però non lo ricambia. C'è un uomo che di mestiere fa il controllore dei record per il Guinness dei Primati, un ordinario John Smith che verifica lo straordinario. Può sembrare un libro sciocco, talmente surreale da sfociare nell'inverosimile, ma d'altronde è una specie di "fiaba" dove il vero punto centrale è l'amore. Io penso che in realtà sia una storia profonda, per niente banale, la quale con pochi e semplici elementi incarna l'essenzialità della vita: vivere felici, trovare l'amore e stabilirsi in un posto che si ama. Questo vuole dire il libro. Evitare la classica via degli affari, dei soldi e della fama, perché si può essere felici anche con poco, se quel poco è ciò che desideriamo in fondo. Potrà essere interpretato come un romanzo troppo "positivo", dove tutto si risolve con poche e facili spiegazioni, ma l'ho apprezzato proprio per questo: per la sua purezza. Perché non servono sempre straordinarie e grandiose storie per distinguersi, a volte la semplicità è la più importante dimostrazione di Grandezza che ci possa essere.

Originale ma un po' troppo "positivo".