Ernesto Teodoro Moneta, unico italiano insignito del Premio Nobel per la Pace, è personaggio tra i più rappresentativi della cultura pacifista. Eppure la sua memoria sembra oggi relegata in spazi angusti, così come limitati sono gli studi specifici sulla sua straordinaria figura e sul suo pensiero.
Milanese d'origine, vissuto tra il 1833 e il 1918, patriota garibaldino e combattente delle guerre d'indipendenza, poi giornalista (fu direttore del "Secolo" e della rivista "Vita internazionale", organo della Società per la Pace), Moneta esprime le tensioni e le lacerazioni di un'epoca sospesa tra i grandi aneliti universalistici e le spinte nazionalistiche post-unitarie. Il suo progetto di pace internazionale - come spiega bene Claudio Ragaini in questo saggio - affonda le radici negli ideali risorgimentali di libertà, proiettandoli verso la definizione di un assetto del mondo fondato sulla giustizia, la crescita morale e la fratellanza universale.
La larghissima produzione di scritti di Moneta, che copre l'arco di un cinquantennio, non è stata mai esplorata sistematicamente e risulta oggi in parte addirittura dispersa.
Questo studio - come mette in luce Arturo Colombo nella presentazione - ripercorre in forma organica e originale la genesi e lo sviluppo del suo pensiero pacifista, attingendo direttamente alle fonti originali, a documenti anche inediti, dai quali emerge con forza la visione coerente attraverso la quale Moneta maturò, con realismo e preveggenza sui tempi futuri, il suo ideale di pace, pur tra contrasti e contraddizioni.
Proprio la contrapposizione tra il patriota e il pacifista, mai sopita, lo porterà infatti - lui che si era battuto con forte passione civile contro l'infausta campagna d'Africa nel 1894-96 - a sostenere la causa dell'intervento italiano in Libia nel 1911 e nel primo conflitto mondiale, in coerenza con quella idea della pace fondata sulla sicurezza: che rimane ancor oggi il segno distintivo della sua vitalità.
Leggi di più
Leggi di meno