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Gli esperimenti mentali, ossia quelle costruzioni ipotetiche, più o meno fantastiche, che stanno alla base del lavoro scientifico e filosofico, sono da qualche tempo al centro di un interesse particolare, in positivo e in negativo. Se la letteratura filosofica recente pullula di uomini con il cervello trapiantato, strane città in cui il visitatore è costretto a uccidere un abitante qualsiasi per impedire che un pazzo li uccida tutti, violinisti moribondi che sopravvivono come parassiti di povere donne inconsapevoli, e altre strane figure e situazioni, il dibattito sul tema degli esperimenti mentali (sulla loro natura, la loro legittimità, i limiti e le opportunità del loro uso) è ancora aperto. C'è chi ritiene che siano (e debbano essere) solo preparatori agli esperimenti reali, chi li considera tergiversazioni irrilevanti, chi vi identifica l'essenza del pensiero scientifico, chi li vede come centrali in qualsiasi indagine di ontologia, etica e filosofia della mente, e chi ne rifiuta senz'altro l'idea e/o la pratica. Non è mancato neppure l'intervento della femminista Carol Gilligan, che ha accusato gli sperimentatori mentali di privilegiare "i principi astratti sulle soluzioni contestuali", facendo uso così di una caratteristica ristrettezza mentale di tipo maschile - caso vuole però che alcuni tra i migliori esperimenti mentali prodotti di recente siano stati escogitati da donne (il famoso e controverso caso del violinista è opera di Judith Jarvis Thompson).
Il dibattito, nel suo complesso, non è stato molto seguito in Italia, ed è per questo motivo anzitutto che si segnala questo libro di Marco Buzzoni, la prima monografia italiana dedicata al tema. Il lavoro si colloca nell'ambito della filosofia della scienza, come è giusto, perché l'argomento è anzitutto di rilevanza metascientifica (oltre che metafilosofica); è inoltre specificamente mirato, come dice il titolo, a indagare e chiarire nei termini più approfonditi le differenze e le affinità tra esperimento reale ed esperimento mentale. Ciò nondimeno, l'analisi si apre a toccare molti aspetti rilevanti per l'epistemologia e la filosofia della mente, e per una riflessione in generale sui rapporti fra teoria, tecnica, ricerca empirica. Dunque, se pure l'autore non ha la pretesa di prendere in considerazione tutte le forme possibili di thought experiment , e le loro diverse applicazioni, il volume offre un ottimo punto di avvio per guardare alla vastità dei problemi e delle implicazioni connesse al tema.
Il libro si divide in due parti: la prima tratta dell'esperimento scientifico in generale; la seconda presenta una sintesi delle principali teorie sugli esperimenti mentali, a cominciare dal kantiano Hans Christian Örsted, a cui si deve l'invenzione dell'espressione Gedankenexperimente , poi lanciata da Mach, quindi illustra la posizione originale dell'autore. Agli esperimenti mentali in generale (nell'arte, in poesia, in altri settori della ricerca filosofica) è dedicata una breve appendice.
L'aspetto più filosoficamente interessante della nozione di esperimento mentale consiste nel fatto che essa postula la possibilità di trovare nuove informazioni muovendosi in uno spazio puramente ideale o mentale, e senza input dal mondo esterno. Si vedono bene allora gli agganci con una classica questione filosofica, cruciale per il dibattito contemporaneo, e che ha avuto varie formulazioni: per esempio in termini di "fecondità dell'analisi", per chi segue Frege; in termini di "sintesi a priori", per autori fedeli alla terminologia kantiana. Se è possibile sperimentare (ossia verificare le conseguenze di certe ipotesi) sul piano mentale, allora la sintesi a priori è possibile: nel pensiero avvengono fatti, eventi oggettivi, che possiamo esaminare come esaminiamo gli organismi unicellulari. Naturalmente, la questione non è così semplice, e le opinioni al riguardo divergono. C'è chi, come J. R. Brown, ha sposato senz'altro la causa del platonismo e chi, come John Norton, vede piuttosto gli esperimenti mentali come argomentazioni le cui premesse osservazionali, empiriche, sono mantenute implicite. Di solito, chi guarda ai thought experiments dal punto di vista della matematica o della logica tende a sottolinearne la purezza, la libertà immaginativa, la figuralità, chi li considera dal lato delle scienze naturali li vede soprattutto come i preliminari teorici degli esperimenti fisici veri e propri.
Buzzoni giustamente nota che le teorie proposte fino a oggi hanno privilegiato, del fenomeno, gli aspetti empiristici o alternativamente quelli platonizzanti, oppure hanno oscillato tra gli uni e gli altri. La sua posizione si dichiara invece apertamente kantiana, e si giustifica in base a una riconsiderazione delle discussioni del secondo Novecento sul tema teoria-esperimento. A una received view di tipo razionalista, basata su un certo privilegio della teoria sul dato (tesi della theory-ladeness ), del momento teorico sul momento tecnico-operativo, si è contrapposto in anni recenti un "nuovo sperimentalismo", che ha esattamente rovesciato l'ordine di priorità. Autori come Cartwright, Galison, Gooding, Franklin, sono in effetti accomunati dal condividere la tesi di Hacking secondo cui la sperimentazione " has a life of its own ". La prospettiva trascendentale invece, nota Buzzoni, riconosce il reciproco richiamarsi di teoria e osservazione, tecnica e strutture concettuali. E da tale punto di vista, la controversia tra platonici e naturalisti riguardo agli esperimenti mentali perde molte delle sue ragioni.
A un esperimento mentale, evidentemente, viene affidato il compito di spiegare perché sia così. Ipotizziamo un pescatore primordiale: dopo anni di fatica e scarsi risultati, questo pescatore all'improvviso pesca un numero di pesci mai visto in precedenza, e si accorge che ciò si deve all'amo usato, il quale si è incurvato, per qualche misteriosa ragione. Trae allora le sue conclusioni, e di lì in avanti usa ami ricurvi. Ora, quel che è successo non è certamente solo teoria, ma non è neppure solo empiria: l'ipotesi esplicativa, che ha un ruolo decisivo per orientare la scoperta tecnologica, è certamente formulata a partire da riscontri empirici pregressi, ma è squisitamente teorica.
Franca D'Agostini
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