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Prima parte di uno studio di più ampio respiro, il volume ripercorre passo a passo la storia di Firenze nei primi anni della restaurazione medicea, dopo la fine politico-militare della repubblica fiorentina nel 1530. Il metodo è quello di una storiografia sensibile ai dettagli, attenta ai documenti d'archivio e alle testimonianze puntuali, capace di seguire il filo di una lotta politica senza esclusione di colpi. Il punto di vista, quello antimediceo dei fuoriusciti repubblicani, è paradossalmente "esterno" geograficamente e ideologicamente alla storia ufficiale della città: le vicende fiorentine e italiane sono così ripercorse seguendo un progetto politico che oscilla fra realismo e utopia, fantasmi classici e moderni giochi di potere. E la prospettiva si allarga a dimensioni europee, poiché la corte di Francia ospitò un nutrito gruppo di esuli fiorentini (si pensi a Luigi Alamanni) e Caterina de' Medici confermò per lunghi anni tale protezione. Le speranze e le incertezze, le polemiche e gli errori di un'oligarchia raccolta intorno alla figura carismatica del grande banchiere Filippo Strozzi, nell'ostinato tentativo di ricondurre Firenze alla sua forma istituzionale più antica, formano così un ampio affresco diplomatico. Il quadro ha il suo punto culminante e una drammatica crisi nell'anno 1537, a cui è dedicata più di metà del volume: fra il tirannicidio di Lorenzino de' Medici (nel gennaio), che uccide come "Bruto toscano" il duca Alessandro, e la rotta di Montemurlo (nel luglio), che segna la sconfitta e il ridimensionamento della diaspora repubblicana. Le vicende del fuoriuscitismo fiorentino dureranno ancora una ventina d'anni, fino alla pace di Cateau Cambresis e alla fine delle ambizioni francesi in Italia. Ma fin dal 1537 si delinea la vittoria di un assolutismo che incarnerà, nei secoli a venire, la forma moderna dello stato.
Rinaldo Rinaldi
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