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Il libro nasce all'insegna del realismo. Quando però l'autore precisa che la sua "pretesa di realismo non è emergenziale o emotiva, ma argomentativa", ecco che si guadagna l'attenzione del lettore avido di capire presente e futuro delle relazioni internazionali. La tesi di partenza è quindi pessimista sia per scelta di metodo sia perché la forza dei fatti urla la propria solare evidenza: gli Stati Uniti sono rimasti soli a reggere un equilibrio mondiale sempre più evanescente e praticamente inesistente. Nella misura in cui il loro interesse nazionale troverà miglior tutela nella gestione delle aree di tensione e conflitto disseminate sul pianeta, essi continueranno in una politica estera interventista, magari più selettiva di quella dell'attuale amministrazione, esercitando un potere ordinatore che però si fa sempre più debole e contrastato. La verità è che sono ormai troppo piccoli per un mondo divenuto troppo grande dopo il 1989. Si stagliano all'orizzonte nuovi giganti di potenza analoga, e tra breve superiore: la Cina su tutti. Più che un nuovo ordine, abbiamo un crescente disordine mondiale. Se le meganazioni o i blocchi regionali che comporranno lo scacchiere internazionale del prossimo futuro saranno in prevalenza governati al loro interno da principi ostili alla libertà e alla democrazia, i rischi per la pace diverranno enormi. Parrebbe necessaria un'egemonia condivisa e concertata: meglio se esercitata da una "libera comunità delle democrazie", la cui potenza sia dissuasione per gli stati dalle mire aggressive e destabilizzatrici. L'autore elabora un piano da cui emerge che il primo problema è la scarsa disponibilità delle democrazie a coalizzarsi in modo permanente. Al centro vi sono gli Stati Uniti e molti paesi europei. Divisi, rischiano l'impoverimento e l'accerchiamento politico. Danilo Breschi
Il sistema di governo mondiale centrato sulla dominanza degli Stati Uniti, del dollaro e dei criteri occidentali nelle istituzioni internazionali, è in via di esaurimento. Gli Stati Uniti restano la potenza singola principale del pianeta, ma sono ormai troppo "piccoli" per esercitare da soli la funzione ordinatrice globale come hanno fatto dal 1945 in poi. Non perché l'America si sia rimpicciolita o abbia ridotto il proprio impegno nel mondo, ma per il semplice il fatto che questo è diventato "più grande". Le tendenze correnti mostrano che è in atto la formazione di blocchi regionali o meganazionali divergenti tra loro. Tale scenario porterà ad una governabilità sempre più debole dell'economia globale e dei problemi di sicurezza e quindi all'aumento del rischio di destabilizzazione dell'intero pianeta. Per questo motivo si è aperta una stagione di ricerca per individuare quale nuova architettura politica internazionale potrà mantenerlo stabile, governandolo. Questo libro vi partecipa, sperando di esserne avanguardia, proponendo la fattibilità di un'alleanza prospettica tra le grandi democrazie: America, Paesi dell'Unione Europea, Russia, India e Giappone. La convergenza progressiva della forza militare ed economica di queste nazioni sarà sufficiente per produrre una credibile governabilità globale che resti ancora basata sui criteri morali e tecnici occidentali. Il progetto, infatti, punta all'integrazione dell'Occidente per mantenerlo pilastro del mondo. è la soluzione. Per contribuire a realizzarla l'Unione europea dovrà trasformarsi da attore passivo ad attivo nelle relazioni internazionali.
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