Il radicalismo sociale di Romolo Murri (1912-1920)

Romolo Murri era un'anima tormentata. Prima il sacerdozio con la scelta modernista, successivamente l'impegno politico nella prima Democrazia cristiana, iniziative che lo portano in conflitto irriducibile con le gerarchie della chiesa, poi l'impegno politico nella file del radicalismo, infine l'approdo al fascismo. Manca a tutt'oggi una biografia completa di Murri che ci dia il quadro d'insieme di una personalità complessa e non facilmente decifrabile. Questo volume documenta la fase radicale di Murri, che si colloca tra gli ultimi anni dell'età giolittiana e la fine della grande guerra. Nel marzo del 1909, pochi giorni dopo essere stato scomunicato, Murri si iscrive al gruppo radicale alla Camera, ma solo alcuni anni dopo, all'inizio del 1912, formalizza l'adesione all'Associazione radicale romana. Per quanto, a parere dell'autore, non ci siano grandissime diversità nelle proposte politiche murriane di questo periodo con la fase democristiana, l'adesione al radicalismo coincide con un indubbio sforzo di approfondimento e di ripensamento. Murri elabora infatti il concetto di radicalismo sociale come risposta alle trasformazioni economiche che l'Italia aveva conosciuto nei primi anni del nuovo secolo. Queste meditazioni sono riprese e approfondite dopo la grande guerra, quando il problema sociale si ripresenta con rinnovata urgenza nel clima del biennio rosso. E, paradossalmente, sarà proprio questo afflato di rinnovamento a motivare la sua adesione al fascismo, visto come un tentativo di rigenerazione etica della nazione. Con una scelta oculata, accanto alla ricostruzione analitica della riflessione intellettuale di Murri, il volume presenta anche un'ampia parte antologica, che riproduce gli interventi più significativi sul radicalismo sociale e sugli aspetti a esso collegati (organizzazione della democrazia, socializzazione, proprietà).
  Maurizio Griffo