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Trovi in questo libro un incantamento che travolge, un incantamento che trascina in profondità calde, e poi in abissi, e poi su, nella larghezza della parola che ha sempre senso e risonanza e richiamo. Dal gioco dei racconti al dolore di poesie lunghe ma essenziali di vita, a viaggiare senza respirare per succhiare tutte le sillabe scavate e come per magia levigate. Un libro che canta come solo la terra di sole e di taranta di Puglia sa. Maria Vittoria Jedlowski
Tra i bisogni, alcuni sono tiranni. Pochi, in verità: respirare, nutrirsi. A voler essere più precisi: respirare, nutrirsi, ma soprattutto comunicare. Affetti, pensieri, addirittura amore. E quindi coraggio, esempio, tenerezza, partecipazione, comprensione, commozione – e troppe parole che terminano allo stesso modo per poter continuare senza scrivere una buffa filastrocca, quando qui invece si tratta di poesia. Poesie: quelle che Cosima ci ha regalato in più di un decennio, in versi o in prosa. Si può vivere senza poesia? Certamente, ma molto male. Siamo tutti poeti? No, alcuni di più. Ma tutti respiriamo della loro arte. Occorrono premi e riconoscimenti? Ma per carità, non facciamo domande ridicole. Non riesumiamo grandi donne (sì, c’è scritto donne) e uomini del passato solo per ricordare quanto poco fossero compresi, o letti, o pubblicati, o premiati in gloria e denaro. (...)Alcune sono state premiate dal Nobel, politicamente corretto (e a volte anche molto utile per l’opinione pubblica mondiale: che ne sapevamo di Rigoberta Menchù e dello sfruttamento degli indios – non quello dei cattivi colonizzatori del Cinquecento, quello ancora ben vivo nel ventesimo secolo – ? E di Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari nella sua Birmania, oggi Myanmar?). Donne che scrivono poesie: dopo anni di manicomio, come la grande Merini; dopo anni di matrimonio con un poeta, come l’ultima moglie di Giovanni Raboni. Donne che non vengono da vite leggere e mondane (non riusciamo a immaginare l’ereditiera che compone versi, eppure riempie copertine). Donne che, come Cosima, non hanno sempre riso nella loro vita. Hanno incontrato demoni ispiratori che tutti noi vorremmo tenere lontani: malattia, dolore, fatica di vivere. E che però oggi ringraziamo, perché grazie a loro abbiamo le poesie e le fiabe di Cosima. Grazie dolore, grazie fatica, che ci avete regalato questa Cosima che amiamo e che ci dona la sua scrittura, e insieme, lo sappiamo, tutta se stessa. Grazie Cosima. Dalla prefazione di Maria Bettetini
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