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Quando si parla di globalizzazione viene in mente una battuta di Marc Bloch a proposito di Robespierre: "Robespierristi e antirobespierristi, per favore, diteci chi era Robespierre". Analogamente, quando si discute della globalizzazione, più che l'analisi degli accadimenti, prevale la contrapposizione ideologica e la scelta di campo precostituita, lasciando in genere insoddisfatti quanti, non provvisti di occhiali ideologici, cercano solo di capire. Un aiuto a capire viene ora da questo volumetto pubblicato sotto l'egida del Senato della Repubblica. Tra gennaio 2002 e marzo 2003 numerose personalità della politica, della cultura e dell'economia hanno tenuto delle lezioni presso il Senato. Il parterre degli intervenuti è davvero notevole. Abbiamo politici e diplomatici di lungo corso (Henry Kissinger, Valéry Giscard D'Estaign), imprenditori (Bill Gates e lo scomparso Giovanni Agnelli), intellettuali prestati alla politica (Václav Havel), studiosi di grande esperienza (Bernard Lewis). Ciascuno ha discusso di un tema particolare, a prima vista slegato dagli argomenti affrontati da altri. Tuttavia, e al di là dell'apparente dispersione, tutte le conferenze ruotavano attorno alla crescente integrazione internazionale fra le società umane. Il dibattito che spesso accompagna gli interventi aiuta il lettore a mettere a fuoco aspetti particolari. Nel complesso risulta un quadro variegato di opinioni e di scenari, decisamente irriducibile a un denominatore comune. Tuttavia un'indicazione è possibile ricavarla. La visione ottimisticamente aziendale di Gates, il realismo di Kissinger, la pacata sapienza storica di Lewis, la capacità visionaria di Havel suggeriscono che per rendere migliore un mondo più largo la multiforme e sfaccettata ragione umana è un ingrediente indispensabile.
Maurizio Griffo
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