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Un testo che tutti i giovani dovrebbero leggere per conoscere un uomo, un politico, uno statista ed un cattolico, delle cui idee e gesta in molti si sono appropriati indebitamente. Canavero riesce con una scrittura senza fronzoli a far interessare di storia anche chi non si è mai accostato a tale disciplina. Veramente un libro da leggere.
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La biografia degasperiana di Canavero si segnala per la sua veste agile ed essenziale, pur giovandosi di un'adeguata base documentaria che include i discorsi e gli scritti dello statista democristiano, i documenti parlamentari e ministeriali, la memorialistica, la storiografia e, per gli anni della giovinezza, della prima guerra mondiale e del fascismo, le carte dell'archivio De Gasperi. Il sottotitolo del volume esplicita le tesi interpretative di fondo, che concernono il radicamento religioso dell'impegno politico del personaggio, la sua ferma adesione alla democrazia, la sua capacità di radicarvi, in anni difficili, il mondo cattolico, il delicato equilibrio che mantenne tra fedeltà alla chiesa e autonomia della politica e, infine, il precoce e convinto europeismo. Ne risulta un ritratto incondizionatamente positivo e delineato con toni fortemente simpatetici, in cui la sinteticità della narrazione, pur non priva di vigilanza critica, lascia talvolta sullo sfondo la complessità dei problemi, dei dilemmi e delle situazioni che accompagnarono i tempi e le scelte operate.
I primi capitoli, dedicati alla giovinezza e agli anni della militanza nel Trentino, appaiono particolarmente efficaci nel tratteggiare un modo di concepire la politica e i suoi contenuti che si riveleranno costitutivi e persistenti, pur nel radicale mutare delle situazioni. De Gasperi intende sin dall'inizio l'attività politica come un effetto e un prolungamento della sua militanza nell'associazionismo cattolico. Ventitreenne, nel 1904, entra nella direzione della neocostituita Unione politica popolare del Trentino. Influenzato dalle aperture e dagli interessi sociali del vescovo Endrici, a cui lo lega un rapporto profondo e duraturo, si interessa in chiave antisocialista di questioni sindacali e si batte contro il Volksbund tirolese, protestante e filogermanico, per la nazionalità trentina cattolica e italiana ("Prima cattolici e poi italiani", scrisse nel 1902). Su queste posizioni fa il suo ingresso in parlamento nel 1907, alle prime elezioni tenute a suffragio universale maschile. Un cristianesimo sociale che si situa sul terreno laico della democrazia politica e un legame con la patria che risulta estraneo al nazionalismo aggressivo del primo Novecento, e che si colloca piuttosto nell'orizzonte sovranazionale dell'impero asburgico, si definiscono pertanto sin da allora come motivi caratterizzanti dell'azione degasperiana, sicché la guerra e il dopoguerra, segnati dalle accuse di scarso patriottismo e dalle battaglie per l'autonomia del Trentino, appaiono pienamente coerenti con queste premesse.
Dopo le pagine dedicate all'esperienza nel Partito popolare e agli anni della scelta antifascista e della segregazione politica, la seconda parte del volume è dedicata all'ultimo periodo della vita di De Gasperi, che abbraccia l'arco poco più che decennale in cui egli, tra la fondazione della Democrazia cristiana e la morte, intervenuta nell'agosto del 1954, fu protagonista centrale delle vicende italiane. Di questa fase si evidenziano alcuni aspetti cruciali, quali la svolta centrista del 1947, il legame con gli Stati Uniti, l'emarginazione di Dossetti, i rapporti col "quarto partito" degli industriali, la decisa opzione europeista, la costante attenzione per la politica estera e le relazioni talvolta non facili col Vaticano. In particolare, a proposito dell'allontanamento delle sinistre dal governo, in contrasto con quanti vi hanno scorto il risultato di una mera acquiescenza alle direttive americane, Canavero insiste sul ruolo attivo esercitato autonomamente da De Gasperi. Lo testimonierebbero i colloqui intervenuti in quei mesi con l'ambasciatore Dunn e all'interno del partito, nei quali lo statista trentino enfatizzò l'urgenza degli aiuti economici all'Italia, drammatizzando nel contempo il rischio di un governo di estrema sinistra come unica alternativa possibile all'opzione centrista: "O si fa adesso o non si fa più - avrebbe detto a Piccioni -: questa è l'occasione".
Nei capitoli e nelle pagine finali torna insistente il tema del travaglio di De Gasperi, nel segno di un'azione politica inscindibilmente connessa con la dimensione etica e con quella religiosa e intesa anzitutto come missione e come dovere da compiere: un motivo che evoca una statura morale e una temperie storica e culturale che inducono a riflettere.
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