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La "rivoluzione conservatrice" degli Stati Uniti, afferma Respinti nel saggio con cui si apre il volume, ebbe origine nel '64 con la candidatura di Barry Goldwater. Il "fusionismo", vale a dire il tentativo di proporre una "casa comune" per il composito mondo della destra americana, trovò nel profilo politico di Goldwater una sua prima sperimentazione. Con il nuovo slancio impresso all'impegno anticomunista, con il taglio fiscale e con l'ingresso di "Dio alla Casa Bianca", Reagan condusse poi a compimento il progetto fusionista, concretizzandolo, nelle parole di Respinti, in un "polo delle libertà" americano contro "le sinistre". La seconda parte del volume propone due discorsi di Reagan, di cui il più celebre è quello pronunciato nel 1983 durante la convention annuale dell'Associazione nazionale degli evangelicali a Orlando, nel quale il presidente, all'apice della sua retorica populistica e patriottica, definì l'Unione Sovietica "impero del male". Seguono poi due giudizi espressi reciprocamente da Margaret Thatcher e da Reagan sul rispettivo partner d'oltreoceano, nel segno di una special relationship che caratterizzò particolarmente i rapporti euroamericani di quegli anni. Infine, nella quarta parte, vengono riprodotti alcuni elogi della presidenza Reagan da parte di conservatori, che spaziano dai successi della Reaganomics (Paul Craig Roberts) all'astuta "strumentalizzazione" di Gorbacëv come "grilletto" per portare l'Urss al suicidio (Dinesh D'Souza). Complessivamente il volume, al di là dell'ingenuo parallelismo istituito dal curatore con la destra italiana, offre pertanto, sia pure in modo non del tutto volontario, un utile quadro d'insieme dell'agiografia reaganiana dominante nel discorso pubblico conservatore statunitense.
Giovanni Borgognone
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