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Da noi arte e scienza splendono; Erasmo in Olanda, Lutero in Germania e Calvino in Svizzera contrastano il logoro monopolio del cristianesimo; nel Regno Unito le idee di Bacone da una parte e di Hobbs dall’altra, forgiano due correnti filosofiche distinte e così si compongono pure quegli ideali difesi dai pensatori d’inclinazione autenticamente liberale “whig”; ed ecco Locke, David Hume, Adam Smith, Burke, Bentham e più tardi John Stuart Mill etc. Durante gli anni 1726-29 il grande Voltaire si rifugia a Londra. Proprio allora l’identità liberale si concretizza; attraversa la Manica e si consolida sul continente, fondendosi con le nuove influenze cartesiane ed in Germania comincia a brillare la genialità di Kant; nuove tendenze filosofiche galoppano in un amalgama fino ad incontrare gli influssi di Rousseau, rivale di Voltaire. Nel frattempo, Montesquieu con "Lo Spirito delle leggi", definisce limiti e separazione dei poteri. L’America fermenta e l’indipendenza si afferma. In Europa trova ascolto Saint-Simon ed una parte del liberalismo subisce una vera metamorfosi: in sintesi, la tradizione liberale da una parte e dall’altra si esalta l'uguaglianza; la crisi politica impera e scoppia la Rivoluzione Francese; a Parigi si ergono le barricate, il movimento dei Giacobini predomina, si sparge sangue senza pietà. Appare Auguste Comte e con lui il seme del socialismo mostra i primi germogli. Ancor oggi quel sanguinoso evento è esaltato dalle sinistre; lo condannano, invece, Burke, lo stesso Benjamin Constant e più tardi il liberale Tocqueville. E’ in questo contesto, dunque, che Benjamin Constant, nel 1806, scrive questo suo capolavoro, rimasto nascosto per ben un secolo e mezzo. E’ uno dei saggi più completi di tutto il pensiero liberale. In tutti questi decenni sull’altare del collettivismo italiano quest’icona subisce la cospirazione dell’anonimato. E’ un vero peccato che non se ne parli neppure ora… Auguriamoci che in breve giunga nelle nostre scuole, dove la gioventù ha bisogno di nuovi paradigmi. Ci arriveremo?
Recensioni
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L'anello mancante tra lo Spirito delle leggi di Montesquieu e la Democrazia in America di Tocqueville: così nell'introduzione il curatore definisce questo fondamentale testo di Constant, per la prima volta tradotto in italiano. Nonostante si tratti di una formula a effetto, ha il pregio di ricollocare l'opera nella dimensione che le spetta, quella di un grande classico, un'autentica summa del liberalismo moderno. Rispetto alle precedenti edizioni, quella svizzera del 1980, che pubblicava integralmente le aggiunte successive dell'autore, e quella francese del 1997, che ristampava solo il testo del 1806, questa edizione italiana presenta una soluzione intermedia. Sono riportate in nota solo una parte delle aggiunte, quelle più significative, per far intendere l'evoluzione del pensiero constantiano. Il testo è inoltre corredato da un nuovo apparato di note. Per quanto sia una concettualizzazione sistematica di ampio respiro, il trattato constantiano ha una riconoscibile collocazione storica. L'autore è mosso dall'esigenza di fissare con chiarezza i principi di libertà per evitare in futuro il drammatico scacco della Rivoluzione, quando le speranze del 1789 si erano tramutate nell'incubo del Terrore e poi del regime bonapartista. Se è noto che la critica di Constant si appunta soprattutto sul pensiero di Rousseau come ispiratore dei giacobini, non va sottaciuto un altro aspetto. Si avverte, sia pure in controluce, un legame forte non solo con la cultura anglosassone, ma più particolarmente con l'esperienza politico-costituzionale americana. Ripensando la libertà nell'era del trionfo napoleonico, Constant si riallaccia quasi naturalmente alla tradizione girondina che alla repubblica di oltreatlantico aveva guardato come feconda fonte d'ispirazione.
Maurizio Griffo
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