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Un romanzo avventuroso e avvincente, dove si lotta per impedire che una società si impadronisca delle riserve idriche del mondo ricattandolo. Davvero ingegnoso e bello. E in più su di un tema di scottante attualità. Presto l'acqua varrà più del petrolio. E chi la potrà gestire diventerà padrone del mondo. Mi raccomando leggetelo solo in ebook. Non mi sembra l'abbiano stampato su carta ecologica FSC, solo allora si può acquistare su carta. La carta normale fa abbattere gli alberi, che sono uno dei mezzi per trattenere l'acqua nei terreni.
Per me voto 4 su 5. L'ho trovato migliore di altri romanzi di Cussler pur non essendoci Dirk Pitt. Ovviamente si tratta di una lettura da spiaggia ma se si cerca un romanzo leggero e avvincente con Cussler in genere si va sul sicuro
Dopo aver letto Il serpente dei Maya e Lo zar degli oceani devo dire che secondo me è questo il romanzo scritto con kemprecos che preferisco. Ricco di suspence e colpi di scena dalla prima all'ultima pagina, è sempre avvincente e non stanca mai.
Recensioni
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In futuro non sarà più il petrolio ma l'acqua a determinare la ricchezza delle nazioni. Entro il 2030 una grave crisi idrica colpirà i due terzi della popolazione mondiale. È necessario invertire la tendenza, occorre abbandonare il modello del Washington Consensus, che si regge sulla sovranità dell'economia del mercato e sulla deregolamentazione, per tornare a preoccuparsi dell'uomo e non del profitto. Ma la globalizzazione ha altre regole. Secondo la Banca Mondiale e le Nazioni Unite, l'acqua è un bisogno e non un diritto, e come tale può essere considerata alla stregua di ogni altra merce, è un bene commerciabile. Questa posizione è fortemente criticata dal movimento internazionale Blue Planet Project che lotta per la condivisione e la protezione dei commons dell'acqua del pianeta. L'acqua dolce sulla Terra sta finendo, quella superficiale e le falde acquifere vengono svuotate troppo rapidamente, le precipitazioni non bastano a ricompensare il suo consumo esasperato. L'accesso all'acqua è da sempre causa di conflitti all'interno delle comunità e, all'orizzonte, si teme che possa diventare un motivo di tensione tra i paesi. Intanto il settore privato si arricchisce perché, sfruttando la debolezza diffusa delle amministrazioni pubbliche, ha scovato nel commercio idrico un'occasione di profitto. Le corporations puntano a privatizzare ogni ambito possibile, i patrimoni comuni, come l'acqua appunto, sono nel loro mirino e i governi non possono nulla perché sono soggiogati dalla forza finanziaria di questi potentati transnazionali. Nuovi canali, condutture intercontinentali, meganavi cisterna, sacche galleggianti: le multinazionali perseguono lo scopo di lucro e quindi esportano l'acqua nelle zone che ne hanno bisogno, ovviamente se possono pagarla. L'imperativo è sfruttare il territorio, d'altronde, secondo un loro credo, la maggiore richiesta di acqua va soddisfatta con l'aumento della quantità da fornire. Il messaggio no global invece, segue un'altra via: bisogna rispettare i limiti di rinnovabilità naturali e quelli sociali di equità, l'acqua è un bene comune, non può essere mercificato.
Fabio Tucci
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