Cultura convergente

Se la cultura partecipativa s’impadronisce delle facoltà e delle potenzialità funzionali della rete, moltiplica in misura rilevante, ma tuttora indeterminata, le sue prestazioni utilitaristiche, incidendo sul mondo reale con un’efficacia che i media tradizionali, dalla stampa a caratteri mobili in poi, non hanno mai nemmeno osato vagheggiare. La convergenza di interessi per lo più ricreativi tra migliaia di navigatori evoluti, produce un’interazione complessa e prolifica, che può tramutarsi in breve tempo in un soggetto attivo, ermafrodito e proteiforme, capace, se vuole, di deviare le imperturbabili traiettorie del potere e d’influenzare il comune sentire della società in cui si manifesta. Nella società italiana, attardata dal digital divide, è difficile riconoscere gran parte dei comportamenti raccontati da questo libro. Mentre ci crogioliamo ancora con l’ultimo miglio che impedisce alla stragrande maggioranza delle famiglie italiane di accedere alla rete, oltreoceano hanno già scalato la vetta successiva, e da lassù si godono il nuovo paesaggio mediatico prospettato dall’alfabetizzazione telematica, dall’attenzione parziale e continuativa, dai processi di sviluppo cooperativo del fandom e dal ribaltamento dei paradigmi pedagogici che tutto ciò sta comportando. L’approccio epistemologico di Jenkins è solare: analizzare le modalità spontanee di elaborazione collettiva adottate dai fan per investigare, completare e trasformare lo scibile intorno all’oggetto dei loro desideri. E non è un caso che la molla iniziale sia quasi sempre il cazzeggio. Preziosismi semplici e folgoranti come il piccoletto su YouTube che si scompiscia nel sediolone, testimoniano un rifiorire dell'estro popolare che è anche il pregio primario e liberatorio della cultura convergente.