Il club Dumas o L'ombra di Richelieu

Ho scoperto Reverte da poco, ma mi piace molto il suo stile narrativo. Ho letto di suo "la tavola fiamminga" ed è stato un libro che ho letteralmente divorato, con questo ho fatto un po' più fatica. Inizia in maniera molto coinvolgente, intrigante, poi ad un certo punto faticavo ad avanzare. Per fortuna ho voluto resistere ancora un po' prima di archiviarlo e ne sono stata ripagata. Da quando il protagonista (Corso), trova il secondo libro, la storia cambia completamente e ho ritrovato il narratore coinvolgente che mi ha tenuta incollata fino alla fine.

Illeggibile rotocalco da spiaggia, buono per i poveri di spirito abituati alla fruizione della letteratura di massa (come il feuilleton a cui si ispira). Una trama piena di buchi e assurdità, un finale demenziale, ma soprattutto una costruzione delle scene e dei personaggi tronfia, prolissa e sopra le righe, zeppa dei luoghi comuni della letteratura di consumo (dalle corpose scene di sesso in poi). I dialoghi, anziché ricostruire un'attendibile psicologia dei personaggi, traboccano di stucchevoli battute da filmetto hollywoodiano e i pensieri attribuiti ai personaggi si uniformano a questo standard. Fra questa paccotiglia e il nome della rosa c'è lo stesso rapporto che intercorre fra i varietà della tv-spazzatura e le tragedie di Shakespeare. L'unica cosa ammirevole è la coerenza con cui Reverte si uniforma agli standard del polpettone plebeo, in modo da confezionare un prodotto sufficientemente piatto e stucchevole da piacere alla plebe che compra libri al supermercato. Un autentico imitatore di Dumas.

Un bel libro, ben scritto, coinvolgente. Il film stravolge un poco la trama per motivi di copione, suppongo, ma è apprezzabile anch'esso.