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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2008
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I due autori hanno il dono della divulgazione! questo saggio è scorrevole, ben documentato e davvero interessante. Un libro che fa riflettere e stimola il dibattito. Consigliatissimo!
Raramente una teoria scientifica ha ottenuto tanta attenzione ed ha contribuito ad innescare un dibattito che si porta avanti ormai da oltre un secolo. La ragione è molto semplice: la teoria di Darwin, pur analizzando la storia della vita a tutto tondo, non può esimersi dal coinvolgere l'uomo e il suo ruolo nella natura. E qui nasce il problema. Non solo per questioni religiose, ma, in generale, per una innata tendenza all'egocentrismo, fatichiamo molto ad accettare che la nostra specie sia solo il prodotto delle stesse "leggi" che hanno portato all'esistenza della gallina o di un batterio. La questione si complica se tale tendenza è poi inasprita da motivazioni di ordine religioso che strumentalizzano la teoria dell'evoluzione per farne un mezzo di lotta politica contro l'avanzare della "scienza cattiva" e disumanante quale prodotto del capitalismo senza valori. Di tutto ciò Darwin non si era occupato e le successive reazioni e controreazioni suscitate dal dibattito socio-politico hanno portato ad interpretazioni del tutto estranee alla finalità della sua ricerca. Basti pensare che un'esasperazione interpretativa ha portato alcuni a vedere nel naturalista inglese addirittura l'ispiratore delle atrocità nazifasciste contro gli ebrei, in quanto (si sostiene) dettate dalla legge della sopravvivenza del più forte. Non sono mancate purtroppo reazioni di difesa sbagliate da parte delle comunità scientifiche che, talvolta, anziché dibattere, hanno preferito difendersi con chiusure totali, interpretabili esse stesse come atti di fede quanto quelli dei movimenti creazionisti. Questo libro ripercorre con chiarezza e precisione le implicazioni socio-politiche della Teoria dell'Evoluzione, cercando di riportare in primo piano quelle che erano le finalità dell'opera darwiniana al fine di distinguerle dalle forzature dei decenni successivi. Un plauso agli autori che hanno realizzato un prodotto ricco di informazioni esposte con linguaggio giovane e avvincente.
Recensioni
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Il titolo e l'icona castrista di copertina ci rendono l'immagine provocatoria di un Darwin insolito, vessillo di passioni politiche e sociali mutevoli nel tempo e nello spazio. Charles Darwin ultraliberale, comunista, fascista, relativista, ispiratore del capitalismo selvaggio, razzista, ateo, ideologo degli attentati dell'11 settembre: ne hanno dette di tutti colori e gusti. Il libro divertente, documentato, spumeggiante di Nicola Nosengo e Daniela Cipolloni ci regala un'originale ricostruzione dell'accoglienza del darwinismo nella politica e nelle società degli ultimi due secoli. Stephen Jay Gould, celeberrimo evoluzionista e progressista dichiarato, scomparso qualche anno fa, in un suo saggio Darwin per ogni bandiera (ristampato nel libro I have landed, Codice, 2009), dichiarava: "Ho trovato divertente, ma anche un po' mortificante, la moda attualmente diffusa negli ambienti intellettuali conservatori di invocare Charles Darwin la fondamentale icona del mio mondo professionale come un flagello o, a seconda dei casi, come un alleato a sostegno delle proprie amate dottrine. Poiché, com'è logico, Darwin non può coprire entrambi i ruoli simultaneamente, e poiché il dato di fatto dell'evoluzione in generale (e la teoria della selezione naturale in particolare) non può, in ogni caso, offrire un legittimo sostegno a nessuna particolare filosofia morale o sociale, ho fiducia che egli grandissimo fra tutti i biologi rimarrà silenzioso, a prescindere dal volume delle voci conservatrici che si leveranno a evocarlo". Ma che c'entra Darwin con la politica? Come si spiega che l'evoluzionismo sia diventato in molti paesi, Italia compresa, terreno di scontro tra destra e sinistra? In realtà, questo è stato il suo destino da sempre, fin da prima della pubblicazione di L'origine delle specie. Da allora la polemica non si è mai spenta. Compagno Darwin ricostruisce l'uso del darwinismo in politica, dal creazionismo americano alle "cose turche" di integralismo islamico dell'Atlante della creazione di Harun Yahya, dal farsesco oscuramento dell'evoluzione nei programmi scolastici italiani alle sue traversie in casa vaticana, senza peraltro trascurare le sbornie intellettuali degli scienziati iper-evoluzionisti. In verità, molti tirano a destra e a manca la barba del naturalista inglese, per giustificare e imbellettare le loro posizioni ideologiche. Nell'anno della santificazione mediatica di Darwin dobbiamo allora gridare alla bestemmia?! Certo no, se riflettiamo sul nocciolo caldo della polemica: il posto dell'essere umano nel mondo, l'essenza stessa della politica. Se si lamenta la distanza tra scienza e cittadini, lo spettacolo di una teoria scientifica oggetto di dibattito pubblico potrebbe forse essere guardato come un riconoscimento della centralità della scienza stessa. A pensarci bene, la scelta dell'immagine di copertina raccoglie adeguatamente il significato delle icone la rivoluzione cubana come Darwin , bandiere esaltanti oppure abiurate e infamate, ma sempre capaci di suscitare passioni e fomentare pensieri. In ogni caso, ben conclude Gould il suo saggio, ricordando a coloro che fanno un cattivo uso di Darwin per promuovere i propri obiettivi l'ingiunzione biblica che diede il titolo a un grandissimo testo teatrale (Inherit the Wind di Jerome Lawrence e Robert E. Lee, del 1955) imperniato sul tentativo di sopprimere l'insegnamento della teoria evoluzionista nelle scuole d'America: "Ma chi inganna sarà vittima dei suoi stessi raggiri. Chi mette scompiglio in casa non erediterà nulla".
Aldo Fasolo
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