A. L'alfabetista

devo dare la valutazione minima a questo libro per una serie di motivi: la narrazione è spesso (per me) poco accattivante, a volte Pettersson si lascia andare in alcuni tecnicismi nell'ambito della criminologia che sono un po' imprecisi anche per me che non l'ho mai studiata ma mi sono limitato a leggere qualcosa nell'ambito divulgativo. Ho gradito alcuni passi del libro (il racconto della ragazza russa ad esempio) ma poi, una volta arrivato speranzoso al finale, sono rimasto basito dalla banalità di esso, è quasi come se fosse stato concluso sbrigativamente e in modo piuttosto assurdo/irreale.

Il primo libro di Pettersson non è sicuramente un'opera straordinaria anche se in qualche modo mi ha coinvolto fino alla fine, forse per la semplicità dello stile e del linguaggio o per il sentimento avverso che ho provato nei confronti di chi potesse essere quell'assasino così spietato da commettere quei tragici omicidi. In conclusione con questo romanzo ho capito come talvolta possa essere difficile la realtà umana... Non dico altro; c'è ancora qualche passo che lo scrittore deve fare ma non sono dispiaciuto!

un libro noiosissimo, con un buon incipit (ma giusto all'inizio-inizio) e poi la scivolata nella banalità (non so come finisce perché mi sono presa il diritto di non continuare a leggere un libro che non mi interessava). Sicuramente non leggerò altro di questo autore, una vera delusione.