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Dubitavo che quella vecchia leggesse il futuro nelle conchiglie, ma aspettavo la sua sentenza: -“Sei figlio di una bugia, giovane Fax.”- -“Chi mente?”- -“Tutti mentono, tu menti! Addolcite il vostro passato africano, ma la sabbia di Tripoli graffierà i vostri denti e il sole di Massaua vi tormenterà accecandovi in sogno.”- Malacomante eritrea legge le conchiglie a Fax A life in a Fax - Fax Mac Allister - Copyright©
Ottimo libro ricco di dati e che smaschera tanti luoghi comuni.
Il libro in esame è come una summa dei precedenti lavori dello studioso, improntati a dimostrare la falsità del mito degli "Italiani brava gente". I nostri compatrioti avrebbero commesso atrocità esattamente come le altre potenze coloniali, anche se questo dato non è stato ancora metabolizzato. Si ha però l'impressione che Del Boca si lasci prendere un po' troppo la mano e cada spesso nell'opposto topos degli "Italiani cattiva gente": intitolare un capitolo "Soluch come Auschwitz" è veramante eccessivo.
Recensioni
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Una documentata riflessione sulle pagine nere della nostra storia che parte dalla prima guerra civile italiana contro il brigantaggio e giunge all'efferata occupazione della Slovenia ripercorrendo tutta la vicenda coloniale dallo sbarco a Massaua nel 1885 alla guerra di Etiopia. Un tratto che accomuna queste pagine nere è la loro metodica rimozione attuata dal momento dell'evento ai giorni nostri. Basti pensare ai cauti e sporadici cenni che i manuali di storia dedicano a queste vicende per rendersi conto quanto sia lontano il senso comune storiografico degli italiani dalla realtà storica. è nota a pochi la cifra peraltro incompleta dei 9.860 briganti fucilati nel Sud così come sono poco note le stragi e le deportazioni della popolazione libica durante l'Italia giolittiana e durante il fascismo o la guerra chimica contro l'Etiopia riconosciuta ufficialmente da un governo italiano soltanto sessant'anni dopo il 7 febbraio 1996.
La metodica rimozione di queste vicende ha consentito che il mito degli italiani brava gente si affermasse e addirittura si consolidasse durante l'Italia repubblicana. Del Boca mostra invece come gli italiani avessero acquisito i tratti coloniali più retrivi usando ad esempio gli eritrei per reprimere i libici e viceversa e ricostruendo i meccanismi politici e culturali che stanno dietro alle furiose quanto metodiche esplosioni di violenza. Il deficit culturale si manifesta nell'ignoranza dei luoghi e delle tradizioni locali ed è alla base di un rapporto malato con l'altro che genera nell'italiano un atteggiamento di superiorità che presto si tramuta in razzismo (un processo analogo ha caratterizzato la lotta al brigantaggio) e in disprezzo per la vita di chi è considerato inferiore. Il deficit politico ha a che fare con uno stato debole che deve ottenere un successo a qualunque costo (per le necessità interne e per il prestigio internazionale) senza porsi alcuno scrupolo sui mezzi. Tale mandato si riflette sugli esecutori al quale lo stato garantisce copertura anche per le azioni più ripugnanti.
Il livello massimo della strategia degli esecutori si rivela durante il fascismo quando De Vecchi in Somalia Badoglio e Graziani in Libia e in Etiopia utilizzano il terreno coloniale per consolidare la loro ascesa personale. Questi ultimi due generali sfruttano l'incentivo alla violenza proveniente da Mussolini – che vuole italiani capaci di fare inorridire e non suonatori di mandolini – per innalzarne continuamente il limite. Da qui la deportazione eseguita nel 1930 di centomila libici dalla Marmarica (con oltre quarantamila morti) un'operazione che non ha precedenti nell'Africa moderna o la guerra di sterminio in Etiopia eseguita con 650 tonnellate di gas che hanno ucciso e infestato l'ambiente (acque e raccolti). moltiplicando il loro effetto nocivo nel tempo. Naturalmente Mussolini sapeva e avallava. Si arriva alla Slovenia terra dove in stile nazista si sperimenta la bonifica etnica con l'incendio dei villaggi le razzie la guerra contro le donne e i bambini e il bilancio del campo di sterminio di Arbe che ha una mortalità superiore a quello di Buchenwald. I crimini commessi dagli italiani in Slovenia sovrastano quelli consumati in Libia e in Etiopia colpendo cinquantamila sloveni (uccisi o gravemente offesi). è troppo partire di qua per parlare di foibe?
Mirco Dondi
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