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L'ombra della montagna
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L'ombra della montagna - Gregory David Roberts - copertina
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ombra della montagna

Descrizione


"Un unico sbaglio può appiccare il fuoco a una foresta nel cuore, oscurando ogni luce...": così comincia quest'opera. "Shantaram" ha come protagonista Lin, il "filosofo che ha smarrito l'integrità nel crimine", il fuggiasco divenuto a Bombay un "uomo della pace di Dio" in grado di allestire ospedali per mendicanti e di stringere relazioni pericolose con la mafia indiana. Ne "L'ombra della montagna" perduto nella giungla urbana di amore, morte e resurrezione dell'immensa metropoli indiana, Lin è alle prese con la Grande Ombra che si abbatte, improvvisa, sulla sua esistenza, su quella delle sue donne, Lisa e Karla, e dei suoi amici più cari. Dopo la morte di Khaderbhai, il gangster-saggio che lo ha eletto a suo allievo, Lin si ritrova, in compagnia di Abdullah e di altri membri della vecchia organizzazione, nella Sanjay Company, la società criminale diretta dall'ambizioso Sanjay Kumar. In una delle scorribande in compagnia di Vikram, si imbatte in Concannon, uno straniero come lui, un irlandese dell'Ulster con uno scintillio spavaldo, quasi un presagio minaccioso negli occhi. Quell'incontro è l'errore destinato a oscurare ogni luce. Concannon non conosce, infatti, compassione. Per essere sincero con sé, per non fingere ciò che non è e non può, deve essere insensibile a tutto e a tutti, e seguire il suo destino, la sua "follia marziale" che lo spingerà a scatenare una guerra sanguinosa tra la Sanjay Company e la banda degli Scorpions...
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Dettagli

2015
3 dicembre 2015
1088 p., Brossura
9788854506817
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Indice


Un brano tratto dall'intervista di Wuz

WUZ: Prima della crisi che l’ha portata alla droga e al crimine, lei scriveva già. Che cosa le mancava: una trama – che poi ha trovato nella sua stessa vita – o uno stile personale?

ROBERTS: Certamente le esperienze di vita sono importanti per chiunque e non solo per me. Ma le esperienze veramente importanti non sono quelle che io ho fatto nelle baracche, in guerra, nel cinema indiano o recitando nei film di Bolliwood: le esperienze forti sono quelle del cuore. Sono questi i momenti fondamentali nella vita di una persona, e le sensazioni sono le stesse per chiunque. Quando una persona si innamora, non fa differenza se questo avviene su un autobus la mattina andando a lavorare, o piuttosto, come è successo a me una notte, prima di partire per una guerra. Quando si perde una persona, il senso del dolore è lo stesso, sia che questa persona muoia in un letto di ospedale, sia che muoia in un campo di battaglia, come mi è successo con un amico che sono stato costretto a seppellire con le mie mani. Ma credo che, rispetto a prima, mi mancasse anche una voce forte e personale nella scrittura, che poi è lo stile di uno scrittore. Uno stile che il lettore riconosce immediatamente: se lo si possiede, un lettore sarebbe in grado di riconoscere lo scrittore anche solo dopo dieci pagine – uno di questi è sicuramente Salman Rushdie. Credo che questo sia un elemento, una discriminante fondamentale per qualunque forma di espressione artistica, per ogni artista, sia esso un pittore, un musicista e, a maggior ragione, per uno scrittore.

WUZ: Alla luce della sua vicenda, si potrebbe dire che la scrittura l’ha salvata?

ROBERTS: In un certo senso, sì, la scrittura ha salvato la mia vita. In un certo senso la scrittura, l’arte, può salvare la vita delle persone. Io sono sempre stato in grado di mediare tutto quello che mi accadeva attraverso la scrittura, la mia arte. Mi sono accorto anche che la maggior parte delle persone che sono riuscite a superare un’esperienza di anni di carcere, le brutalità cui sono stati sottoposte per anni, persino le torture, è costituita da artisti – pittori, musicisti, poeti… Perché attraverso l’arte possono tradurre le loro esperienze e, in un certo senso, possono rimuoverle. Penso ad esempio ad una mia personale vicenda, durante la guerra in Afghanistan: ebbene, mi sono accorto che gli uomini che al termine della guerra avevano mantenuto intatta la propria integrità umana, erano dei musicisti, i quali, non potendo suonare i loro strumenti – flauti, percussioni, strumenti a corda… - li nascondevano seppellendoli sotto terra. Però, la sera, intorno al fuoco, trascorrevano qualche momento insieme e canticchiavano sommessamente qualcosa accompagnandosi con ritmi improvvisati, battendo le mani sul petto.

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Licia
Recensioni: 4/5

La narrazione è scorrevole, incalzante e appassionante, e, sebbene non eguagli Shantaram, ci sono tutti gli elementi tipici di Roberts. Ci sono alcuni temi particolarmente cari all’autore che vengono ripresi più volte: l’amore, il pentimento, il perdono, il Fato. Sebbene non condivida appieno alcune delle convinzioni e delle riflessioni del protagonista e non apprezzi appieno la descrizione che ne dà a volte, troppo sentimentale e sdolcinata per i miei gusti, è sicuramente una lettura che consiglio.

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Marco
Recensioni: 3/5

Ho aspettato un po' di tempo prima di leggerlo perchè dopo shantaram è difficile... lettura piacevole ma non paragonabile, consigliato non farsi aspettative oltre misura e allora sarà più facile! (lo stile rimane il suo e la magia dell'India si percepisce comunque)

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RMFantasy
Recensioni: 3/5

Seguito di Shantaram che ho amato alla follia divorandolo in pochi giorni, nonostante la mole. Sapevo sarebbe stato molto difficile eguagliare il primo libro, ma ero così preparata al peggio, che sono rimasta sorpresa. Non è così coinvolgente come Shantaram, ma è stata una lettura piacevole. Alcuni momenti mi sono piaciuti molto, ma altri erano un tantino noiosi, ma mi è piaciuto moltissimo tornare in India e ritrovare vecchi amici. Lo consiglio non aspettandosi nulla e allora, forse, si potrà apprezzare.

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La recensione di IBS


Un romanzo epico in cui Roberts intreccia con maestria speranza, amore, fede e redenzione, per una vicenda che toccherà di nuovo la mente e il cuore di tutti i lettori.

«L’ombra della montagna sarà fedele allo spirito di Shantaram, ma avrà un ritmo più veloce, che porterà il lettore dritto alla conclusione». - Gregory David Roberts

Shantaram è un libro magnetico che ha sussurrato ai cuori di molti lettori, condizionando i loro gusti e le loro letture successive. Non è facile scrivere un libro di questo tipo, carico di insegnamenti di vita e di saggezza ma che abbia la capacità di sembrare credibile. Il suo segreto è stato a lungo inafferrabile per gli scrittori e per i critici, così come per il mondo del cinema, che da molti anni sta cercando una chiave di lettura corretta per adattare il libro alle esigenze cinematografiche, senza riuscirci. Il suo segreto e la sua magia aleggiano nei bassifondi di Bombay, dove il suo speciale autore, Gregory David Roberts, ha dato inizio a questo racconto.
Una storia intessuta con sangue, filosofia e gentilezza, un misto di New Age e azione, sono questi gli ingredienti del romanzo, insieme alle luci e alle ombre di una città magica dove la realtà e la finzione letteraria si mescolano. Tutto inizia con la fuga rocambolesca di Roberts dalla prigione di massima sicurezza di Melbourne, in Australia, e con il suo straordinario viaggio in India, dove ha deciso di nascondersi. Il suo passato da tossicodipendente lo ha portato a lavorare nella farmacia della baraccopoli di Bombay, dove ha iniziato a curare e a dedicarsi al sottoproletariato urbano che vive nelle baracche e nel fango, ma soprattutto a entrare in contatto con la mafia locale, dedita ai traffici di droga, armi e valuta.
Il suo status di fuggitivo, senza nulla da perdere e con una taglia sulla sua testa, lo ha portato a far parte di una delle organizzazioni mafiose più antiche e importanti della metropoli indiana, quella guidata dall’anziano Khaderbhai, che lo stima per i suoi ragionamenti filosofici e lo tratta come un figlio. La storia della sua discesa agli inferi e della sua lenta risalita per arrivare ai vertici del potere malavitoso sono il nucleo del romanzo Shantaram, un libro di “inesorabile bellezza”. Questo attesissimo sequel, L’Ombra della Montagna racconta invece gli anni successivi alla tragica morte, in Afghanistan, di Khaderbhai, quando la Company cade in mano del suo successore, l’ambizioso quanto incapace Sanjay Kumar.
In queste pagine ritroviamo quindi il protagonista, Lin, anche detto Shantaram, in sella alla sua amata motocicletta a sfrecciare nel caos della città, impegnato nella gestione dei suoi affari quotidiani: ricettazione, qualche rappresaglia contro le bande rivali, gli allenamenti con i suoi preziosi coltelli e soprattutto la gestione di un vero e proprio laboratorio in cui vengono falsificati documenti. Ad attenderlo a casa adesso non c’è più Karla, la donna più bella e intelligente dell’India, l’unico amore della sua vita, ma Lisa, un’artista emergente che lo mette in contatto con l’aristocrazia e il mondo culturale della città.
Il vuoto lasciato da Karla nel cuore di Lin preme e pulsa come il vuoto di potere lasciato da Khaderbhai nell’organizzazione, rendendo la sua esistenza precaria e inutile. Una situazione di stallo che, Lin sa bene, non potrà durare a lungo. Ben presto i nemici cercheranno di introdursi nell’organizzazione e anche quelli che sembravano amici inizieranno ad assumere un’aria sinistra. La pace per Shantaram non è ancora arrivata, il suo tesoro interiore rimane ancora gelosamente custodito da qualche parte nel cuore di Bombay. Per riuscire a trovarlo Lin dovrà cogliere il senso del mistero che percorre tutto il romanzo e che da sempre lo mette alla prova, il senso della fedeltà.

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