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Il sarto di Ulm. Una possibile storia del Pci
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Il sarto di Ulm. Una possibile storia del Pci - Lucio Magri - copertina
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sarto di Ulm. Una possibile storia del Pci

Descrizione


Dal XX congresso del 1991, in cui fu decretata la morte del Partito comunista italiano, sono passati diciotto anni. Fu una morte deliberata, accelerata dalla volontà di un "nuovo inizio". Quel nuovo inizio non c'è stato. Al suo posto si è verificata la perdita di un patrimonio politico, organizzativo e teorico fra i più complessi e strutturati del panorama mondiale. Il Pci, dalla sua fondazione nel 1921 alla lotta partigiana, dalla svolta di Salerno del 1944 alla destalinizzazione del 1956, dal lungo Sessantotto al compromesso storico e all'occasione - mancata per sempre - dell'alternanza democratica, ha attraversato e segnato quasi un secolo di storia italiana. Un cammino che Lucio Magri ripercorre senza mai perdere di vista gli ineludibili, spesso fatali, nessi con gli eventi della scena politica internazionale. Negli anni sessanta il partito aveva raggiunto la propria maturità, era in piena ascesa ed era impegnato nell'ambizioso progetto della "via italiana al socialismo". E negli anni ottanta - nonostante inerzie e ritardi - le potenzialità riformatrici, l'influenza e il seguito di questa grande forza progressista erano ancora enormi. Perché allora nel congresso del 1991 prevalse quella decisione? Perché fu imposta una perdita tanto precipitosa quanto assoluta?
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Dettagli

2011
Tascabile
21 aprile 2011
454 p., Brossura
9788856502541

Valutazioni e recensioni

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ninonux
Recensioni: 3/5

Probabilmente la "cattiva fama" dell'autore ha influenzato in negativo la lettura del libro. Magri era un comunista sui generis: amava frequentare gli ambienti dorati della Milano Bene fino ad arrivare ad avere una relazione decennale con Marta Marzotto (che, poi, con ironia dissacrante, definì lo stesso Magri un "comunista da salotto"). Non discuto il valore dell'opera in se stessa (ovvero una rilettura puntuale e ricca di curiosità di oltre quarant'anni di storia del PCI), quanto la veridicità e l'autenticità dell'ortodossia magriana.

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Lapo
Recensioni: 5/5

Dopo un’analisi impietosa dell’oggi sviluppata nell’introduzione al volume, Lucio Magri ripercorre la storia del Partito Comunista Italiano a partire dalla svolta di Salerno del ’44 fino alla sua dissoluzione, collocandone i processi in un contesto geopolitico ed economico di respiro internazionale e riannodando i fili a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre e dalle sue conseguenze interne all’URSS e nel mondo. Pur non rinunciando alla coerenza valoriale che ne ha fatto in diversi passaggi una figura scomoda perché critica, ma al tempo stesso lasciandosi guidare da giudizi che si sono evoluti nel tempo, l’Autore ricostruisce lo sviluppo del PCI del quale anatomizza luci e ombre costellandolo da dubbi e da interrogativi, come è caratteristico di una personalità inquieta che non si adagia pigramente su comode certezze e che non sfugge alle autocritiche.

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Fiorella Palomba
Recensioni: 5/5

“Il sarto di Ulm” è un saggio di orizzonti ampissimi, scritto con rigore, con una distanza critica e autocritica impeccabile da cui traspare passione politica. Dico passione, non emozione: il saggio è asciutto, documentato e con molti rimandi. “Il lungo sessantotto italiano” non è solo un capitolo, ma è uno spirito che aleggia in molta parte del lavoro. Lo sottolineo per quanti, come me hanno vissuto questa stagione. L’emozione che non era presente nel rigore documentale irrompe alla pagina 387 con un privato doloroso: la morte della moglie Mara a cui aveva promesso di terminare il libro. Il saggio è un testamento politico che, dopo la sua morte nel 2011, ha incontrato una vendita incredibile e ha consentito a molte persone di approfondire, ripensare, sperare. Un saggio possente di 450 pagine il cui indice articolato pilota il lettore e, vi assicuro, non accade in tutte le pubblicazioni. Desidero sottolineare due aspetti di questo libro. L’attenzione colta e documentata sull’aspetto economico e sul lavoro. Lucio Magri ha fatto parte della “commissione di massa” del PCI, in via delle Botteghe Oscure, nei primi anni sessanta. Riesce a “vedere oltre”, infatti se pensiamo che il libro risale al 2009 e si intravede un mutamento dell’organizzazione del lavoro, non dico il modello Amazon, ma molto vicino, credo proprio che Magri avesse grandi maestri e una visione profetica del mondo. Il secondo aspetto è dato dalla grande capacità narrativa. Uno “scavo” continuo che si arrotola e ti arrotola e non ti fa lasciare la narrazione fino alla fine. “Questo stile esprime infatti una forma peculiare di rigore, fondata su una vera e propria “disciplina della memoria”, che consente a Magri di coniugare in modo originale, senza compiere alcuna forzatura, il carattere soggettivo della sua autobio-grafia politico-intellettuale con l’oggettività di una ricostruzione storica robustamente documentata.” (Eros Barone). Grazie, Lucio

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Lucio Magri

1932, Ferrara

Nato a Ferrara il 19 agosto 1932 (e poi cresciuto a Bergamo), nei primi anni Cinquanta è fra i redattori della rivista mensile "Per l'azione", un organo dei giovani della Dc. Nel 1955, esce un altro periodico democristiano di sinistra, "Il Ribelle e il Conformista", di cui Magri è direttore con Carlo Leidi. Lì utilizza lo pseudonimo Cesare Colombi. In seguito entra nella redazione della rivista, "Il Dibattito politico", che, legata all'orbita ideologica di Franco Rodano, è diretta da Mario Melloni, con condirettore Ugo Bartesaghi. Tra i redattori: Chiarante, Ugo Baduel, Giorgio Bachelet, Edoardo Salzano e altri. Programma dichiarato è "la ricerca delle necessità che sollecitano il mondo cattolico e quello comunista al dialogo". «Potrà...

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