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Carlo Maria Martini affrontando per la prima volta “il testo arduo” della Lettera ai Romani (che per sua confessione “mai avevo avuto il coraggio di affrontare”), indica un cammino per vivere con frutto la fede cristiana. Le meditazioni del Cardinale - forse un po’ meno articolate di altre volte, ma sempre profonde ed efficaci - non sono una vera e propria “lectio divina continua”; esse prendono in esame, secondo lo spirito degli Esercizi di sant’Ignazio, solo qualche brano della Lettera con lo scopo di aiutare “a meditare e a seguire la via del discepolo”. Nelle sue riflessioni Martini fa comprendere lo sviluppo tematico, cercando di delimitarne il contesto e di trovarne la struttura al fine di capirne il contenuto e, in seguito, fa emergere alcuni interrogativi che riguardano la nostra vita. Attraverso la ricca filigrana della Lettera ai Romani, il Cardinale mostra, ancora una volta, la sua bravura nell’usare le parole antiche della Scrittura per comunicare oggi “i contenuti eterni e universali del magistero d’amore di Gesù”, riuscendo a spiegarla “in maniera comprensibile affinché l’essenza dell’annuncio arrivi a tutti”.
Recensioni
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Carlo Maria Martini, ex arcivescovo di Milano e studioso della Bibbia di fama mondiale, dopo il grande successo delle sue Conversazioni notturne a Gerusalemme nelle quali si chiedeva come concretamente gli uomini di fede potessero rispondere alla crisi etica della contemporaneità, torna con un'opera ricca di respiro e vitalità spirituali. Offrendosi al lettore con franchezza e semplicità, senza reticenze, in questa nuova pubblicazione il cardinale riflette sulla Lettera ai Romani, invitandoci a leggerla per intero, in maniera d'averne un'idea unitaria e da poter cogliere la forza, quasi la violenza del messaggio di Paolo. Martini, fedele allo spirito degli Esercizi di sant'Ignazio, esamina alcuni brani della Lettera per aiutarci a meditare e a seguire la via del discepolo.
I temi affrontati nel libro sono sei. Si inizia da un sentimento, da una parola spesso dimenticata ma fondamentale nell'approccio ad un'esistenza basata sulla fede: la gratitudine. Questa è la premessa per l'incontro con Dio e, sottolinea l'autore, nel comunicare agli altri la fede ci deve essere sempre sia la tensione a offrire la Parola, che la tensione a riceverla. Successivamente il testo affronta il tema del male, e della salvezza dal male: oltre ai peccati personali, il cardinale mette l'accento sulle colpe sociali e collettive, dalle quali sembra quasi più difficile esentarsi, perché troppo grandi, lontane dal nostro quotidiano, legate a processi della società, al mondo del lavoro, alla corruzione pubblica. Tutti mali che colpiscono le persone abbandonate da Dio e che solo la legge della fede potrà riparare. Paolo dice con chiarezza ed efficacia che «è Gesù che salva»: viene abolito ogni vanto umano, questo valeva per gli ebrei e i pagani del tempo di Paolo e vale per tutti i secoli. Martini ribadisce con forza che «il peccato fondamentale dell'uomo consiste sempre nel vanto di sé, nella persuasione di essere capace di salvarsi da sé, invece di dare a Dio la gloria che gli spetta».
Nel libro Martini si sofferma anche sul mistero dell'ebraismo e sul rapporto tra mondo cristiano e religiosità ebraica, temi affrontati da Paolo nei capitoli centrali della Lettera ai Romani, dall'ottavo all'undicesimo. Il confrontarsi con la formidabile cultura dell'ebraismo può, secondo Martini, offrire delle linee di comportamento per dialogare anche con le altre religioni del mondo. Le parole di Paolo, che muovono dal dolore perché una gran parte del suo popolo non riconobbe il Messia, contengono comunque lo sforzo di capire e di avvicinarsi, nell'amore comune di Dio, ai "fratelli ebrei". Il problema ebraico perdura fino a oggi e Martini sceglie di affrontarlo con la curiosità di Paolo piuttosto che con il Vangelo di Matteo, che va in tutt'altra direzione: con uno spirito di attenzione che sottolinea grande valore e legittimità all'ebraismo. E qui il ricordo del cardinale va a Gerusalemme, alla molteplicità di tradizioni ebraiche occidentalizzate o ortodosse, alle preghiere litaniche, così simili alla "preghiera del cuore" praticata dai cristiani ortodossi. In questo atteggiamento di libertà e misericordia da imitare, seguendo l'esempio di san Paolo, sta il tema nodale della Chiesa nel mondo, perché esso diviene per Martini motivo di vita e si allarga a tutto il comportamento umano.
Perdono e misericordia, dunque, sono le chiavi dell'etica cristiana proposte da questa lettura affascinante e coinvolgente, in cui trovano finalmente conciliazione Parola e amore, ragione e carità, quali ali della libertà dell'uomo che voglia volare verso Dio, verso l'Assoluto.
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