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L’aquila sul Nilo non è solo frutto di pura fantasia, perché la ricerca delle sorgenti del Nilo fu disposta da Nerone e la spedizione che ne seguì, comandata da due centurioni dei pretoriani, si svolse tra il 61 e il 62 d.C.; come accadde in realtà, anche per la limitatezza dei mezzi impiegati per un’impresa ancor oggi di particolare complessità, il risultato non venne, o meglio gli esploratori poterono solo percorrere una parte, anche se significativa, dell’intero percorso. Il libro di Guido Cervo ci parla di questa spedizione dando spazio a un’ampia creatività, pur in presenza di elementi, quali località, popolazioni, eventi dell’epoca che sono veritieri. I protagonisti sono senz’altro ben azzeccati, descritti anche nel loro carattere con poche efficaci parole; troviamo così i due pari grado Marco Damazio e Gaio Terenzio, diversi per carattere, ma ugualmente bravi e atti al comando, il tribuno Marco Valerio, comandante del piccolo contingente di legionari di stanza a Meroe, capitale della Nubia, lì presente dopo aver aiutato quel regno in una difficile guerra, la bellissima ed enigmatica regina Amanikatashan. La descrizione della navigazione sul Nilo, delle avventure e disavventure incontrate in quella via terra, i panorami di un mondo così diverso dal nostro, le languide albe e i caldi tramonti finiscono con l’avvincere il lettore, poco a poco lo rendono partecipe di fatiche immani, gli fanno percepire l’odore dolciastro del sangue, gli incutono i timori e le paure che effettivamente devono avere provato quegli esploratori. Insomma c’è tutto tutto quanto si può desiderare in quello che senza ombra di dubbio può essere considerato un romanzo veramente bello e senz’altro, se non il migliore, uno dei migliori fra quelli scritti da Guido Cervo, l’ideale per trascorrere ore piacevoli entrando a far parte di un sogno a occhi aperti.
Mi dispiace dirlo, dato che l'ambientazione storica appare precisa e corretta, ma lo devo giudicare come libro in sé, e da questo punto di vista è davvero difficile e pesante da leggere e da sopportare. Ho ceduto a metà del libro, pertanto non so dire se nel finale diventa più scorrevole, ma ho seri dubbi in proposito.
Si fa fatica a portarlo a termine ed è un peccato, l'idea di partenza del romanzo è ottima, ma si perde nella narrazione, troppo pesante nelle descrizioni e poco presente nelle fasi di azione. Pensavo meglio, un buon libro di solito si rilegge (anche più volte), per questo una volta sola basta e avanza
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