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Questo libro è stato una rivelazione, é da leggere in piccole dosi, alle volte sembra ripetersi ed è poco fluente ma nel complesso un gran bel libro. L'argomento è tuttora di attualità e sinceramente ci si rende conto di quanto la storia ufficiale sia stata manipolata per rendere credibile questa unità d'Italia. La storia è maestra di vita ma bisogna conoscerne tutti i particolari e ora noi gente comune possiamo avere un'idea più ampia del perchè ancora dopo un secolo e mezzo il nostro giovane stato sia così... "complicato". Leggetelo tutto, vi troverete involontariamente a ripensare ad alcuni episodi per molti giorni.
Il titolo del libro è fuorviante, in quanto il suo contenuto è diverso dal titolo, solo il primo capitolo è dedicato ai savoia: "Vittorio Emanuele II re galantuomo?", in cui il monarca è raccontato per il porco e rozzo che era, e da cui i suoi discendenti hanno ereditato molto, ma nel resto del libro, a parte il suo amore per le tangenti, non si racconta un gran che sui savoia. Il libro poteva tranquillamente intitolarsi "Maledetti Piemontesi", per l'odio che l'autore riversa nei confronti nostri, raccontando una storia con tagli ed accenti per far apparire i Piemontesi come dei barbari colonizzatori, probabilmente l'autore non aveva ancora letto il libro "Venga a Napoli Signor Conte", da cui attinge a piene mani per il suo "Polentoni", infatti imputa colpe ai Piemontesi non solo quando lo Stato Piemontese esisteva ancora, ma era pieno di italiani al comando, tanto da non potersi più definire Piemonte vero e proprio, ma piuttosto un Piemonte italianizzato, vedi Cialdini, Fanti, ecc ... ma anche quando lo Stato Subalpino non esisteva più, e chi prendeva le iniziative contro il Meridione era il noenato Stato italiano, dove i Piemontesi erano ben pochi nelle posizioni di comando, vedi ad esempio Pica, e Crispi. Vi sono solo accenni alle barbarie dei Meridionali contro i Meridionali stessi, che hanno fatto alla loro gente cose peggiori di quelle fatte dalla gente del Nord. Apprezzabili anche le parole su alcuni protagonisti del risorgimento, come Garibaldi e Bixio mostrati secondo la giusta prospettiva e non quella mistica del risorgimento, i capitoli sulla mafia, e l'influenza Inglese, ma sono contestabili le parole dispregiative sulle Lingue del Nord, da lui definite in modo minimalista come dialetti con influenze dei barbari Germanici, quando il Piemontese è riconosciuto come lingua dal Rapporto 4745 del Consiglio d'Europa, mentre chiama giustamente Lingue quelle che nel gergo sono chiamati i dialetti Merdionali. Un libro discutibile, e di rado oggettivo.
Le tematiche trattate sono interessantissime e possono essere molto utili a rivedere o capovolgere la storia "ufficiale" del periodo risorgimentale per come ci è stata insegnata. Anche le fonti sono autorevoli e l'autore sicuramente molto ben informato. Peccato però che il libro abbia quasi sempre un linguaggio, un taglio ed un tono da giornaletto scandalistico che mette in ridicolo i vari protagonisti del periodo. Peccato veramente !!
Recensioni
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