Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Shopper rossa
Salvato in 12 liste dei desideri
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Le colpe dei padri
8,00 €
LIBRO USATO
8,00 €
Disp. immediata Disp. immediata (Solo una copia)
+ 4,90 € sped.
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Libreria Serendipity
8,00 € + 4,90 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Usato Usato - In buone condizioni
Libro di Faccia
9,50 € + 5,30 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Usato Usato - Come Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Libreria Serendipity
8,00 € + 4,90 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Usato Usato - In buone condizioni
Libro di Faccia
9,50 € + 5,30 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Usato Usato - Come Nuovo
Chiudi
Le colpe dei padri - Alessandro Perissinotto - copertina
Chiudi
Le colpe dei padri
Chiudi

Promo attive (0)

Chiudi
colpe dei padri

Descrizione


Guido Marchisio, torinese, 46 anni, è un uomo arrivato. Dirigente di una multinazionale, appoggiato dai vertici, compagno di una donna molto più giovane e bellissima: la sua è una vita in continua ascesa. Fino al 26 ottobre 2011, una data che crea una frattura tra ciò che Guido è stato e quello che non potrà mai più essere. Quella mattina, infatti, un incontro non previsto insinua in lui il dubbio: possibile che esista da qualche parte un suo sosia, un gemello dimenticato, un suo doppio misterioso e sfuggente? Giorno dopo giorno, il dubbio diventa ossessione e l'esistenza dell'ingegner Marchisio inizia, prima piano poi sempre più velocemente, a percorrere la stessa rovinosa china della sua azienda e della sua città. Di tutte le sicurezze costruite col tempo, non rimane più nulla: il suo ruolo di freddo tagliatore di teste, di manager di successo, la sua figura di uomo affascinante, tutto, per colpa di quel sospetto, sembra scivolare via da lui, come se accompagnasse l'emorragia che lentamente svuota l'industria italiana. Andare a fondo significherà per Guido affacciarsi all'orlo di un baratro e accettare l'inaccettabile.
Leggi di più Leggi di meno

Dettagli

2013
316 p., Rilegato
9788856625363

Valutazioni e recensioni

3,74/5
Recensioni: 4/5
(23)
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(8)
4
(6)
3
(5)
2
(3)
1
(1)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

nanni
Recensioni: 2/5

A mio avviso l'architettura del libro prevede da una parte i cattivi (che stanno nella supposta sezione giusta della società) e dall'altra parte i buoni (che stanno nella sezione sbagliata). Allora i cattivi mi sembrano essere una caricatura stereotipata; perché sono stupidi e crudeli fino in fondo. Non perseguono un obiettivo di rendimento aziendale di superamento di una crisi produttiva, ma sono ontologicamente in contrasto con la classe operaia perseguendo un fine di umiliazione e persecuzione della stessa. Ma ancora i cattivi amano ed hanno un gusto perverso per l'arma vista come un infantile e fascista modo di affermazione della propria personalità ovviamente perfida. E anche la rottura matrimoniale nei cattivi è frutto di appropriazione di un bene borghese, la ragazza giovane in sostituzione e non la trasgressione figlia della passione; ragazza che fra l'altro essendo compagna dei cattivi rincorre anch'ella valori freddi e vuoti. Che dire poi dei rapporti genitoriali fra cattivi: sono anaffettivi e borghesi. D'altra parte i buoni sparano, ma siamo portati a giustificarli se giudicati nel contesto in cui le vicende sono inserite. Ovviamente per i buoni le regole sono diverse il rapporto con le armi non è un antivalore, ma strumentale ad un'affermazione della propria posizione di lotta, ed ancora, la violenza non è qualificabile come tale, ma diventa una sana rivendicazione, un diritto naturale irrinunciabile; nei buoni i rapporti tra padre figlio e i rapporti personali sono improntati alla lealtà e schiettezza, privi di artificiosità, e così via. Ora tutto questo mi è sembrato forzato e frutto ideologico che mal si attaglia ad un'analisi serena di un contesto sociale difficile. E veniamo alla storia, mi sembra un po' confusa, abbastanza surreale, quasi a rafforzare la demenza del protagonista Guido proiettato in un'altra dimensione e stupidamente inconsapevole; ciononostante avrebbe un suo gusto, ma poi scema un po' nel finale che mi sembra forzato e banale.

Leggi di più Leggi di meno
Luca
Recensioni: 4/5

Avevo letto L'ultima notte bianca e mi era piaciuto molto. Cercavo una conferma e l'ho trovata. Anche in questo libro Perissinotto non si smentisce. Il suo personale stile di narrazione riesce a descrivere perfettamente sia i luoghi, le situazioni e gli stati d'animo, cosa non facile soprattutto considerando il periodo storico con il quale si confronta, riuscendo a riportare alla memoria gli anni settanta in maniera così vivida. Un buon romanzo.

Leggi di più Leggi di meno
Silvia Bernabè
Recensioni: 5/5

Uhhh che spettacolo di romanzo. Non mi dilungo in analisi letterarie perchè non ne ho la competenza. Dico solo che l'ho letto in due sere, il che, per me, indica che la storia ha avuto una forte risonanza emotiva. Bellissimo lo stile di scrittura. P.S. Non è affatto necessario aver vissuto personalmente quegli anni e quella città per comprendere a pieno questo libro

Leggi di più Leggi di meno
Chiudi

Recensioni

3,74/5
Recensioni: 4/5
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(8)
4
(6)
3
(5)
2
(3)
1
(1)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

La recensione di IBS

Finalista Premio Strega 2013. Torino, anni Settanta. La Fiat, i quartieri-dormitorio nati velocemente e senza una vera logica urbanistica, le lotte sindacali, gli scioperi, le manifestazioni, la violenza, le Brigate Rosse, i politici, i dirigenti, i capi del personale o i capireparto gambizzati o uccisi e i figli dei politici che sparano, e poi i licenziamenti, la cassa integrazione, i suicidi.
Torino, anni Duemila. Le aziende che non ruotano più solo attorno alla Fiat, i quartieri-dormitorio sempre più degradati, le lotte sindacali finite, gli scioperi inutili, le rare manifestazioni e gli ancor più rari episodi di violenza nei confronti di dirigenti, politici, capireparto, e poi i licenziamenti, la cassa integrazione, i suicidi. Una città, due epoche storico-sociali e due momenti nella vita di un uomo.
Lui - Guido Marchisio - è un alto dirigente di un'azienda multinazionale. La sua infanzia (è nato nel 1966) dovrebbe essere legata alla prima Torino, quella degli anni Settanta. Ma stranamente ricorda poco o nulla di quei momenti. È un uomo di successo, divorziato, che ora vive con una bellissima donna molto più giovane di lui, ha una casa prestigiosa in piazza Castello, genitori della migliore borghesia torinese, un modello di auto aziendale adeguato, una vita sociale importante e un compito di grande responsabilità: guidare il piano di "ristrutturazione" interna della fabbrica fermando due linee di produzione e stabilendo licenziamenti e cassa integrazione.
Di Ernesto Bolle non sa nulla. Non l'ha mai sentito neppure nominare. Eppure, quando casualmente si ferma in un bar del popolare quartiere della Falchera - "le coincidenze non esistono" -, qualcuno lo scambia per lui. Stessi occhi di colore diverso, stesso neo sullo zigomo destro... Un gemello? Tutti abbiamo un gemello al mondo. Un doppio. A volte li incontriamo, più spesso no. Per Guido inizialmente è solo una piccola spina, quasi un fastidio, un pensiero che ronza. Ma via via diventa sempre più importante quel nome, quel suo doppio, quella storia misteriosa che sembra nascondere un segreto oscuro.
La storia personale si intreccia con la rappresentazione dei meccanismi di intimidazione e seduzione del potere. Il doppio si ripercuote anche in quest'ambito: la visione delle alte sfere aziendali ed economiche e quella - legata al passato ma contestualizzata anche nel presente - della classe operaia, delle fasce impiegatizie di basso e medio livello, del rapporto precario che sta alla base del mondo del lavoro.
Nel libro troviamo molti personaggi calpestati, umiliati, che lottano per non essere distrutti, per avere ancora un po' di spazio che permetta loro di sopravvivere in questa società dominata dalla forza, e lo fanno in maniera civile, non violenta. Ma centrali nella storia sono anche quelli che hanno preso le armi e hanno sparato, che alla forza hanno contrapposto la forza, alla violenza fisica e morale, la violenza. E le loro vittime.
Il romanzo - una biografia, un'intervista, un'indagine - è basato su un movimento concentrico che partendo dall'esterno, dai cerchi dialogici più larghi, si restringe verso il cuore della vicenda chiudendo sempre più lo spazio, diminuendo la possibilità di fuga, creando una forza centripeta che non permette ai protagonisti di allontanarsi, di sfuggire (anche quando lo vorrebbero) dalla verità. Le colpe dei padri (e delle madri dovremmo dire), i loro errori, si riversano sui figli, inevitabilmente.
Perissinotto a tratti entra anche nella verità storica, cita nomi e fatti. Lo scrittore si rivolge direttamente al lettore e racconta stralci della nostra storia comune, in particolare dei terribili "anni di piombo" e di chi ne è stato vittima, ma ormai dimenticato.
"La morte non conosce gerarchie - scrive parlando di quelle vittime - ma è pur vero che, degli anni di piombo, alcune vittime riposano in un pantheon privilegiato, visitato periodicamente dai media, dagli storici, dai documentaristi e altre giacciono in cimiteri alla periferia della memoria, in cui solo i parenti più stretti portano fiori".

A cura di Wuz.it

Leggi di più Leggi di meno

Conosci l'autore

Alessandro Perissinotto

1964, Torino

Alessandro Perissinotto nasce a Torino nel 1964. Pratica vari mestieri e, intanto, si laurea in Lettere nel 1992 con un tesi in semiotica. Inizia quindi un’intensa attività di ricerca, occupandosi di semiologia della fiaba, di multimedialità e di didattica della letteratura. È docente nell'Università di Torino.Collabora inoltre con il quotidiano "La Stampa", per il quale scrive articoli e racconti che appaiono sul supplemento "TorinoSette", e con "Il Mattino" di Napoli. Approda alla narrativa nel 1997 con il romanzo poliziesco L’anno che uccisero Rosetta (Sellerio), al quale fanno seguito La canzone di Colombano e Treno 8017 (Sellerio, 2000 e 2003). Nel 2004 pubblica per Rizzoli il noir epistolare Al mio giudice (Premio Grinzane Cavour 2005 per la Narrativa...

Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi

Chiudi

Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.

Chiudi

Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore