Il passato è una bestia feroce

Gialli e noir attingono sempre più al pozzo del passato, al riscaldamento di cold case dopo l'inflazione di serial killer, narcomafie e complotti globalizzati, magari senza rinunciare al primo ingrediente, un assassino seriale, anche se di tipo particolare, "involontario", come fa Massimo Polidoro, giornalista e saggista di misteri fantastorici e di fenomenologia e psicologia dell'insolito e strano, nel suo primo romanzo. Vogherese come l'autore, il protagonista, giornalista di cronaca nera e sensazionalista, torna nella sua città ed è "costretto" da una lettera, recapitatagli trent'anni dopo, di una ragazzina dodicenne come lui, misteriosamente scomparsa l'11 luglio 1982 durante la finale del Mondiale in Spagna (Italia-Germania 3-1, l'urlo di Tardelli, Pertini ecc). Un orecchio attento potrebbe riconoscere inconfondibili echi kinghiani: la banda dei Fantastici quattro amici (Stand by me), la biblioteca dove il nostro fa ricerche sulle vecchie pagine della "Provincia pavese", una sciapa bibliotecaria dapprima respingente ma che poi si scioglie quando riconosce il bambino che fu, sullo fondo molto incisivo di una realtà degradata, in crisi economica, culturale e morale (bar squallidi frequentati da personaggi anche peggio combinati, fabbriche in rovina e così via). Polidoro costruisce con occhio di giornalista-detective un buon giallo d'indagine sostenuto da un passo di thriller (con un paio di buchi nella sceneggiatura, però). Il protagonista è continuamente minacciato, pestato, depistato e braccato da criminali e carabinieri, fuggitivo e innamorato, aiutato da una innamorata che non dovrebbe farlo (il bravo autore ci risparmia scene di sesso torrido che non se ne può più, grazie). "L'uomo con l'impermeabile nero avanzò lungo lo sterrato facendosi luce con una torcia elettrica": è l'incipit dell'ultimo capitolo, a casi ormai abbondantemente risolti, quello freddo e anche quello caldo (continua?). (F.R.)