È così semplice. Il cuore non ha genere

Poteva essere l'occasione per un bel racconto sul mondo della musica italiana degli anni 80. Invece qualsiasi cosa viene tirata via molto, troppo superficialmente, come dire "sono nato, sono cresciuto, sono arrivato primo in classifica, poi ho smesso". E dire che qualsiasi capitolo sarebbe potuto diventare un libro indipendente. Anche le questioni personali, diventate di cronaca nel momento dell'uscita del libro, sembrano davvero scritte velocemente, troppo. Eppure, di cose da dire ce ne sarebbero state tante.

La parabola di Scialpi sarebbe materia ricca per un bravo scrittore. L'ascesa poco più che ventenne come teen idol, i trionfi al Festivalbar, la caduta nel dimenticatoio, i drammi familiari e il coming out. Purtroppo questa autobiografia è frenata da una scrittura frettolosa che non ha il respiro del racconto, ma sembra un rapido sunto della vita del cantante. Scialpi non nega i suoi sbagli, ma è molto autoindingulgente verso se stesso. Il mondo della musica, il suo status di cantante prima amato e poi caduto nell'oblio, sono raccontati in maniera fugace e senza alcuna profondità. E' un peccato perchè la musica di Scialpi è stata molto meno mediocre di quanto si pensi ormai da anni (basterebbe ascoltarsi il suo primo album "Estensioni") e un libro più significativo gli avrebbe reso il giusto omaggio. Il suo percorso di star confezionata a tavolino-da Franco Migliacci e dalla Bmg-ma con un'anima-"Cigarettes and Coffe", bellissima ballata scritta da rgazzino e poi cantata poi anche da Mina-sarebbe potuto diventare emblematico, ma tutto invece puzza di instant book per sfruttare la recente ribalta dovuta al matrimonio col compagno e alla partecipazione a Pechino Express.