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"Un foulard giallo" di Annarita Paliani,è un libro che si legge volentieri dall'inizio alla fine. Raccoglie racconti brevi dove personaggi e situazioni costruiscono un campionario di contraddizioni e di dubbi che ben definiscono l'età contemporanea. I protagonisti vivono situazioni che sono particolari ma provano sentimenti assolutamente condivisibili: per questo il lettore sa riconoscersi dentro queste storie. C'è la solitudine, nel racconto che dà il titolo al libro "Un foulard giallo" e in "L'ancora" dove uno psichiatra, abituato ad ascoltare per lavoro, sente all'improvviso il desiderio di un amico che lo ascolti. "Il portapacchi" rappresenta bene l'amore per il padre, risvegliato prepotentemente da un particolare insignificante. Tre racconti, Lucia, Lorenzo e Cècilie fanno parte di un'unica storia;i narratori sono interni e sono i due protagonisti,due amanti che per caso si incontrano dopo molti anni e ricordano, ognuno secondo il proprio punto di vista. Leggendo le storie di questo libro si sente che l'autrice ama il cinema: mentre scrive sembra avere davanti agli occhi una scena che costruisce man mano come un bravo regista sul set cinematografico.Le descrizioni sono sempre molto belle, richiamano un'atmosfera e sono importanti per dar corpo alle parole. La scrittura di Annamaria Paliani è caratterizzata dall'uso di frasi molto brevi e dall'impiego frequente di ripetizioni di parole e/o frasi.. Come l'anafora e la pausa nella poesia costruiscono oltre all'armonia il giusto peso che ogni parola deve assumere nel contesto generale, così queste particolarità stilistiche nella prosa dell'autrice danno alle sue storie una forza e una vivezza che s'imprimono facilmente nella memoria del lettore. A dimostrazione di quanto ho appena sostenuto propongo la lettura del racconto "Il telefono", pag.14, e dei racconti di pag.19, ma solo per cominciare, perché ogni storia di questo libro merita di essere letta.
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