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Il Discorso sulla servitù volontaria di Etienne de La Boétie inaugura, all’alba del pensiero politico moderno, la critica del dominio, ponendo una domanda che inquieta e travaglia la stessa forma politica: come possono gli uomini combattere per la propria servitù come se si trattasse della propria libertà? Come possono volere obbedire allo stato e allo stato assoluto che, prima manifestazione nella modernità del potere politico staccato dagli ordini medievali, ha bisogno anche di una diversa metaforica della sovranità e del consenso ad essa. è il nostro tempo – che ha conosciuto il tragico rovesciarsi delle lotte contro l’oppressione in una nuova forma di totalitarismo burocratico e che sperimenta sempre nuovi tentativi totalitari – a poter cogliere appieno il cuore segreto del Discorso di La Boétie: la denuncia che l’ambizione dello stato moderno non è di controllare a distanza le dinamiche sociali ma precisamente di codificarle ridefinirle disciplinarle.
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