L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Peccato. Peccato perchè l'impianto generale del libro è ottimo; l'autore ti porta all'interno di una storia infinita, fatta di calcio ma non solo e ti fa rivivere i momenti più belli e affascinanti della lunga storia dei Mondiali. Peccato perchè il quadro che, alla fine, ne esce sia ben poco condivisibile: è difficile (anzi impossibile) dividere il globo in una maniera così drasticamente manichea. E' difficile (anzi impossibile) dover pensare che una parte del mondo sia crudelmente cattiva mentre al di là di quell'ideale "cortina" si sia realizzato il paradiso in terra. E' impossibile (non solo difficile) credere che le vittorie "occidentali" siano tutte permeate di squallidi sotterfugi mentre al di là vivono gli atleti perfetti. Forse accennare al fatto che le varie Ungheria, Urss, Cechia spopolavano alle Olimpiadi perchè imbottite di falsi dilettanti; oppure che il sospetto del doping tedesco ai Mondiali del 1954 diventa certezza quando si materializza nei campioni e nelle campionesse DDR zeppi di steroidi. La storia, quella vera, ha emesso altri verdetti.
L'argomento è interessante ma trattato in modo veramente sconclusionato. La narrazione è cronologica ma sono spesso citati aneddoti e personaggi a sproposito e senza alcun legame fra di loro. Le tendenze politiche dell'autore sono sin troppo evidenti (questo sarebbe anche passabile) ma a tratti è esageratamente parziale e questo inficia gravemente la ricostruzione storica. Ci sono moltissimi refusi (alcuni perdonabili perché si tratta di una piccola casa editrice) ma il testo è anche pieno di errori di grammatica, sintassi e ortografia inaccettabili (le virgole sono letteralmente buttate a caso qua e là), si ha l'impressione che non solo non sia stato letto da un correttore di bozze ma nemmeno riletto dall'autore stesso. Mi spiace, perché sono da sempre un sostenitore della piccola editoria, ma non lo ricomprerei.
Palloni politici è una sequenza quasi cinematografica che riporta su uno schermo ideale lo scorrimento di immagini dell'evento sportivo e popolare che catalizza da sempre l'attenzione planetaria. Su uno schermo parallelo viaggiano gli eventi di una storia che in più occassioni si intreccia con le vicende pallonare. Il racconto che ne deriva, godibile e leggibile tutto d'un fiato, è spesso un continuo intersecarsi di eventi nei quali la passione politica di Davide Rossi emerge in modo indelebile. Una sorta di racconto verbale in cui, aprendo parentesi all'interno di un discorso, che non può avere una fine, ed è in continuo divenire, talvolta si sospende la mera cronaca dell'evento sportivo, perchè il clima politico del periodo, le sensazioni ed i ricordi impongono un approfondimento. Ed allora emergono, o riemergono dalle polveri della storia eventi per i quali, chi condivide passioni politiche, civili, calcistiche e sportive con l'autore ritrova nostalgicamente l'orgoglio di un'appartenenza ad un mondo che per molti versi non esiste più: dall'epico rifiuto dell'allora URSS di affrontare il Cile, della dittatura Pinochetista-Nixoniana che abbatte il governo democraticamente eletto di Allende al mitico Jurgen Sparwasser, giustiziere, con la maglia DDR, della Germania Ovest allora organizzatrice del mondiale del 1974. Un gol che ancora oggi vuol dire molto di più del semplice gesto di gettare una sfera oltre una linea bianca gonfiando una rete. Sullo stesso filo conduttore vi sono gli anni bui delle dittature nazifasciste europee e più tardi sudamericane che imponevano anche nello sport le sopraffazioni che nella vita di tutti i giorni già caratterizzavano il loro agire. Da Mussolni e Hitler dei mondiali '34 e '38 a Videla del vergognoso mondiale argentino del '78 il passo è breve sebbene quasi mezzo secolo separi gli eventi. Condivisibili anche i giudizi tecnici sull'Italia del mondiale sudafricano in cui scelte ingiustificabili caratterizzano l'avventura mondiale.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore