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Senza sapere. Il costo dell'ignoranza in Italia
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Senza sapere. Il costo dell'ignoranza in Italia - Giovanni Solimine - copertina
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Senza sapere. Il costo dell'ignoranza in Italia

Descrizione


L'Italia sembra non rendersene conto: tutte le statistiche ci ricordano il basso livello di competenze degli studenti e della popolazione adulta, lo scarso numero di laureati e diplomati che il nostrono invecchiato e gracile sistema produttivo non è capace di assorbire, la debole partecipazione dei nostri concittadini alla vita culturale. Un paese povero di risorse materiali e in ritardo dovrebbe investire in formazione più degli altri paesi. Invece continua a non avere una politica della conoscenza, fondamentale per la costruzione del nostro futuro: gli investimenti in istruzione e ricerca ci costerebbero meno di quanto ci costa l'ignoranza. Questo è il paradosso di un'Italia senza sapere.
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Dettagli

3
2014
30 aprile 2014
186 p., Brossura
9788858111857

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Il libraio di Mantova
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"Se pensate che l'istruzione sia costosa, provate con l'ignoranza": questa frase, pronunciata da Derek Bok quando era rettore di Harvard, sintetizza la necessità di investire nella conoscenza se si vuole evitare un inesorabile declino. L'Italia sembra non rendersene conto. Come fare per cambiare le cose?

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Voce della critica

 
Provate a leggere l’ultima pagina: “In Italia, i diversi attori che operano nel campo della conoscenza (…) dovrebbero imparare a cooperare di più, proponendosi tutti insieme come un’unica grande fabbrica della conoscenza, perché il raggiungimento degli scopi specifici di ciascuno di loro potrà avvenire solo all’interno di un obiettivo comune, che è quello di ampliare il bacino di chi accede alla conoscenza, su qualsiasi supporto, analogico o digitale che sia”. L’apparente banalità della conclusione giunge però dopo quasi duecento pagine che ne spiegano il perché e il come. Il perché lo dicono, con evidenza, le cifre: ultimi in Europa per numero di laureati (il 30 per cento dei quali emigra), per competenze alfabetiche, per vendite online; trecentomila under 18 non hanno mai fatto sport, né aperto un libro, acceso un computer o visto un film al cinema; laureati e diplomati hanno uguali probabilità di trovare lavoro; otto italiani su dieci non hanno mai praticato attività culturali o artistiche. Drammaticamente evidenti anche i dati della spesa pubblica in cultura: 0,6 per cento del totale (a fronte di un 15,3 per cento di Pil prodotto) contro il 2,2 per cento della media europea; aumento della spesa per l’istruzione tra il 1995e il 2010 dello 0,6 per cento contro il 62 per cento della media europea.
Come diminuire l’ignoranza attestata degli italiani? Attraverso un cambio di paradigma intellettuale: ridefinire i concetti di benessere e ricchezza, applicare alla conoscenza il concetto di “bene comune”, garantire una reale uguaglianza nelle opportunità di accesso alla conoscenza e favorire la possibilità di un uso, autonomo e responsabile, delle informazioni, combattendo infine la frammentazione dei saperi. E con tante azioni concrete: innovare la forma libro riavvicinando l’attività dello scrivere a quella del leggere; potenziare e migliorare l’offerta pubblica di didattica online (dalle biblioteche ai programmi educativi della Rai); creare nelle regioni più degradate “aree ad alta densità educativa” nelle quali scuole, biblioteche, istituzioni e associazioni culturali realizzino “una didattica a contatto con le fonti e gli strumenti dell’apprendimento”; introdurre la “lettura libera” nei programmi scolastici; favorire la trasformazione delle 5.000 biblioteche pubbliche in social network fisici, “crocevia di stimoli e di interessi, luogo di relazioni e condivisioni”.
 
Maurizio Tarantino

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