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Storia d'Italia in 15 film - Alberto Crespi - copertina
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Storia d'Italia in 15 film

Descrizione



I film raccontano sempre due epoche. Una è quella in cui sono ambientati, il contesto storico in cui si dipana la trama. L'altra è quella in cui vengono realizzati.

«A viaggio compiuto l'Italia che ci troviamo a guardare non è quella raccontata da quella ufficiale: è una "Repubblica invisibile", un Paese complesso abitato da poteri occulti e da trame criminali, ma anche dalle tante persone comuni che hanno lottato contro il costume, sempre così diffuso, di adagiarsi all'ombra del potente di turno.» - Marco Scognamiglio, Venerdì di Repubblica

In 1860 Blasetti descrive il Risorgimento come impresa 'dal basso' per creare una continuità con il fascismo, che vedeva come fenomeno rurale e popolare. Cosa che a Mussolini, da un certo punto in poi, non piacque più. Nei libri di Guareschi, Don Camillo è incredibilmente più violento e sanguigno mentre nei film lui e Peppone vengono ammorbiditi e resi simpatici. Perché? È un caso che Tutti a casa di Comencini, film sulla nascita goffa e incompiuta della nostra democrazia, esca nel 1960, l'anno di Tambroni e dei morti di Reggio Emilia? Questo libro parla del fascismo utilizzando Amarcord di Fellini, del '68 con Sandokan di Sollima, degli anni 70 con Salò di Pasolini, passando per la caduta del muro con Palombella rossa di Moretti, fino all'attualità politica sconfortante della serie tv Gomorra. II viaggio sarà lineare e cronologico per quanto concerne gli eventi storici, mentre compirà un continuo andirivieni nella storia del cinema: incontreremo fenomeni come colonialismo, fascismo, Resistenza, dopoguerra in film di epoche disparate, diversissimi fra loro.
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Dettagli

3
2016
8 settembre 2016
XI-270 p., Brossura
9788858125229

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Dora
Recensioni: 4/5

Bel libro, con molti aneddoti interessanti. E scritto molto bene, come sempre con Crespi.

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Lorenzo Catania
Recensioni: 3/5

Nel libro di Alberto Crespi, Storia d'Italia in 15 film, l'autore cancella il cinema di Pietro Germi, fortemente ispirato dal contesto storico-politico, antropologico e culturale dell'Italia degli anni '40-'60. Dopo avere raccontato la Gioventù perduta dell'immediato secondo dopoguerra, Germi nei film In nome della legge e Il cammino della speranza puntava l'occhio della cinepresa su certe estreme contrade del Sud travagliate dalla povertà e dalla delinquenza, dalla mancanza di lavoro e dall'assenza di una vera democrazia. Raccontava l'incipiente degrado dell'Italia postbellica occultato dai cinegiornali dell'epoca e dai film di puro intrattenimento. Alle soglie del boom economico, in antitesi con il cinema del neorealismo rosa e dell'arcadia romanesca, che diffondeva un'immagine improbabile, artificiale dell'esistenza, Germi con Il ferroviere e L'uomo di paglia rappresentava la vita opaca, esclusa, fatta di sacrificio degli operai alle prese con i reali problemi del lavoro e di una società spietata con i deboli e i loro errori. All'inizio degli anni '60, il vuoto che si nascondeva dietro il "miracolo economico" e la modernizzazione ambigua, contraddittoria della società italiana, facevano precipitare il pessimismo di Germi. Di qui trae origine la triade satirica costituita dai film Divorzio all'italiana, Sedotta e abbandonata, Signore e Signori. Tramite queste pellicole, il regista ligure fu tra i primi a cogliere i risvolti affaristici, amorali, cinici, cialtroni che stavano alla base del vero miracolo italiano. A disegnare un affresco pungente dell'Italia del tempo, leggibile come un apologo del "Paese mancato". Questa filmografia non ha lasciato traccia nel libro di Crespi. Sfortunato regista davvero Germi, vittima ieri dei tanti furori e pregiudizi ideologici che accompagnarono il lungo inverno della "guerra fredda" e oggi della miopia imbarazzante di Crespi.

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