Una nuova interpretazione dei sogni

Ci sono teorie talmente forti e complete che rifiutano l'esegesi o il commento che pletore invadenti e correttive di una perfezione e di una purezza che non richiedono chiose. Il Tao è una di queste. La dialettica talmudista è un'altra. La traumdeutung di Freud si iscrive in questo novero: la sua teoria sul sogno (gestalt der verlangen) è ancora oggi insuperata e forse non è superabile perché ha razionalizzato, sia pure su impianto talmudista, una esperienza onirica ricorsiva retta su una intuizione dello stesso rango epistemico delle grandi scoperte scientifiche come la relatività o la gravitazione newtoniana. Tobie lo riconosce e non se ne discosta né potrebbe farlo: la sua teoria, risultante faticosamente elaborata in questo libro su fondamenta entopsichiatriche in verità riproduttive della geniale intuizione freudiana, svela aspetti onirocriti anche taciuti o ignorati da Freud, come l'incubazione del sogno e in questo modo recupera una dimensione antropologica francamente ignorata da Freud. Impossibile sottrarsi alla tradizione della ermeneutica onirica dell'ebraismo, cultura monopolista del sogno sia per la sua interpretazione intellettuale (Talmud) che per la sua semeiotica formale (Zohar) ed in questo senso l'autore rispetta la tradizione. La sua teoria è convergente: il sogno è la chiave di accesso al nucleo libidico profondo nel quale è scritta la Legge del sognatore e la cifra per restituirlo ad una esperienza metanoica di resurrezione e salvezza. Il sogno è l'informazione che conta sul futuro ed in questo senso Tobie indulge più del maestro agli aspetti divinatori invece ignorati da Freud. Il sogno, infine, riprogramma l'identità biologica del sognatore ed in questo senso l'autore ripropone la fiducia del Maestro nella certezza che, chi decripta l'iconica onirica, ha la chiave di soluzione di tutti i misteri della mente, a cominciare dalla sue patologie. Nessuna delle quali è insolubile di fronte alla imbattibile semeiotica onirica della psicoanalisi.