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Delizioso libello che catapulta Augè,e noi con lui,dal metrò al bistrot altra vera istituzione della vita parigina.Una lettura godibile
L'etnologo Marc Augé ha reso omaggio, con questo libro, a un'istituzione della società francese: il bistrot. E lo ha fatto descrivendo con garbo e nostalgia non solo un ambiente fisico, ma soprattutto un'atmosfera, e ripercorrendo tutti i bistrot della sua esistenza, da quelli sfiorati con frettoloso imbarazzo negli anni del liceo, ad altri frequentati durante l'università, quando con pochi amici vagheggiava l'utopia di crearvi un movimento letterario sulle orme dei surrealisti e degli esistenzialisti. Luoghi di ritrovo che hanno fatto da sfondo a musiche, film e romanzi, creando una moda ben presto diffusa in tutto il mondo, e che vedono rispettato e imitato ovunque anche un loro particolare arredamento: il bancone di zinco; le mensole alle spalle del barista, con le bottiglie allineate davanti a uno specchio; i tavolini vicini ai finestroni che danno sulla strada; il televisore acceso, in alto, con il volume basso per non disturbare le chiacchiere dei clienti; la saletta riservata col biliardo. Noi italiani non ritroviamo forse, in queste descrizioni, i versi malinconici di qualche canzone di Gaber, di Paoli, di Paolo Conte? Essenziali sono i rapporti umani che si instaurano all'interno del bistrot, con il cameriere discreto che ogni mattina saluta l'avventore e ne anticipa le ordinazioni, i colleghi fedeli compagni di birre, gli sconosciuti con cui scambiare discorsi superficiali sul tempo, lo sport o la politica, i solitari infelici che si attardano la sera perché nessuno li aspetta a casa. Uno spazio, quindi, che si offre all'incontro, allo scambio di reciproco conforto e conoscenza, e che sa misurare il tempo con il suo «respiro quotidiano». Marc Augé sembra temere che questi affascinanti luoghi di ritrovo siano destinati a scomparire, soppiantati da anonimi fast-food, da pub pretenziosi, da «catene alimentari globalizzate», privando Parigi e tutte le nostre città di un modo di vivere e di relazionarsi con gli altri ancora a misura d'uomo.
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