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L' unificazione italiana. Mezzogiorno, rivoluzione, guerra civile
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L' unificazione italiana. Mezzogiorno, rivoluzione, guerra civile - Salvatore Lupo - copertina
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unificazione italiana. Mezzogiorno, rivoluzione, guerra civile

Descrizione


L'ingresso del Mezzogiorno nello Stato-nazione rappresenta il culmine del processo di unificazione. È proprio quell'evento, a ben vedere, il fulcro della celebrazione, e dell'anti-celebrazione revisionista, del centocinquantenario che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Salvatore Lupo - storico tra i più acuti e autorevoli - ragiona di quegli avvenimenti, e del mito che già allora si costruì intorno ad essi, nonché della rielaborazione della memoria che ne seguì di lì a un ventennio. Per restituire appieno la dimensione dei conflitti, il libro fa ricorso al termine "rivoluzione" (parola nobile e impegnativa), e insieme al suo opposto, "controrivoluzione"; o all'altro termine più inquietante, per la nostra coscienza e a maggior ragione per quella del tempo, di "guerra civile". Si trattò infatti di uno scontro politico e sociale, ma non solo: si sovrapponevano e si contrapponevano diversi patriottismi, quello siciliano, napoletano, italiano. La vittoria dell'uno sull'altro e la sinergia tra l'uno e l'altro vanno ricondotte alla relazione tra un certo tipo di patria e un certo tipo di libertà. Queste complicazioni, in larga parte offuscate e rimosse nel lavorio di costruzione della nostra memoria, ci obbligano a ridefinire alcuni schemi interpretativi sul Risorgimento. Se intendono davvero fornire un contributo alla discussione pubblica, gli storici di oggi sono chiamati a restituire il senso di quell'incontro ottocentesco tra patria e libertà.
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Dettagli

2011
25 marzo 2011
184 p., Brossura
9788860366276

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Giuseppe52
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E' un testo documentato, con una ricca fonte bibliografica, con un'attenta lettura anche dei carteggi. Rimane però un'opera nel complesso modesta, non ci sono linee interpretative né nuove né interessanti, va letto perché ci fa comprendere come il ns. risorgimento avesse alla sua base un complesso, ricco ed anche contraddittorio dibattito culturale. Cosa che manca del tutto oggi nella ns. vita politica e culturale.

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gianni
Recensioni: 4/5

Lupo demistifica le tesi avventate di certa pubblicistica che si è arrampicata, negli ultimi anni, sugli specchi per dimostrare che sotto i Borboni, in fondo, il sud stava meno peggio. Spiega anche la complicazione della politica siciliana negli anni dell'unificazione: molto più intricata delle logore semplificazioni da manuale. Come anche certi pregiudizi piemontesi su un sud selvaggio e banditesco per natura. Un occhio (forse anche due) sembra rivolto, però, all'oggi: talune machiavelliche attitudini della politica e della società italiane sembrano rimaste le stesse. Bella la scelta dei documenti, anche se qualche paginetta in più non avrebbe guastato.

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Antonio D'Agostino
Recensioni: 4/5

Lupo rende. giustamente, problematica la storia dell'unificazione, soprattutto per come è stata ottenuta nel Mezzogiorno. Un testo chiaro e bene articolato nella sua brevità, ma non esaurisce l'argomento, che resta ancora aperto ad altre necessarie acquisizioni storiche.

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Voce della critica

Da tempo Salvatore Lupo propone opere di sintesi che sono anche feconde proposte di rilettura di oggetti classici della storiografia. Così ha fatto per la mafia, il fascismo, l'età repubblicana, sempre con una particolare attenzione al Sud e alla Sicilia. Così fa ora per l'impresa garibaldina, con un libro il cui titolo può forse trarre in inganno (non di tutto il processo di unificazione si tratta, infatti, bensì solamente del "capitolo" meridionale). Costituisce tuttavia una chiara presa di posizione interpretativa. Dei vari nodi sorti in epoca risorgimentale, il rapporto Nord-Sud è quello che ha proiettato la sua problematicità più in là nel tempo, fino a raggiungere il presente e ad alimentare polemiche e dibattiti. Lupo discute alcuni degli stereotipi più diffusi (la "colonizzazione" del Sud, la questione meridionale come "tara originaria" dello stato unitario, la "peculiarità italiana") e tenta una ricostruzione delle rivolte armate a Palermo (1860 e 1866) che recuperino gli orizzonti culturali e politici dell'epoca. A tal fine chiama anche in causa, come si farà poi per la Resistenza antifascista, il trittico composto da guerra patriottica (i volontari accorsi da tutta Italia), rivoluzione (i democratici e i contadini) e guerra civile (il grande brigantaggio filoborbonico). Ne emerge un quadro mobile e articolato in cui si scontrano mentalità, strategie politiche e interessi economici differenti che solo dopo una dialettica convulsa – e un esteso ricorso alla violenza – giungono a conciliazione. La nuova storia che nasce nel 1860 non può però, avverte Lupo, essere meccanicamente derivata dall'evento originario: il destino dell'Italia e del Sud non venne deciso una volta per tutte nel 1861, ma più e più volte, mai in maniera ineluttabile, nel corso dei centocinquant'anni anni successivi. Daniele Pipitone  

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Conosci l'autore

Salvatore Lupo

Nato a Siena nel 1951, è ordinario di Storia contemporanea all'Università di Palermo e presidente dell'Imes (Istituto Meridionale di Storia e Scienze sociali) di Catania. Lupo è uno dei più quotati studiosi della mafia, autore di numerose pubblicazioni sul fenomeno criminoso; grazie al suo testo "Quando la mafia trovò l'America" ha vinto, nel 2009, il premio letterario Vitaliano Brancati. Tra le sue opere: "Storia della mafia dalle origini ai giorni nostri" (1993), "Andreotti, la magia, la storia d'Italia" (1996), "Partito e antipartito. Una storia politica della prima Repubblica" (2004), "Che cos'è la mafia. Sciascia e Andreotti, l'antimafia e la politica" (2007), "L'unificazione italiana. Mezzogiorno, rivoluzione, guerra civile (2011), tutte pubblicate...

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