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Mereghetti batte Morandini per KO su tutti i fronti: COMPLETEZZA: schede più numerose e molti i film rari o dimenticati; COERENZA: le recensioni del Morandini sono troppo eterogenee, sembrano scritte a cinquanta mani; ORDINE: nel Morandini compaiono schede senza una parola di commento, un errore imperdonabile; i capitoli finali, con indici, statistiche etc. sono approssimativi e per lo più frivoli, meglio la sobria appendice del Mereghetti; CLASSE: il tono del Mereghetti è molto più autoritario, lo stile compatto; il Morandini scrive spesso in modo frammentario e qua e là sembra compiacersi di una certa sempliciotteria; PRECISIONE DI GIUDIZIO: è vano tentare di esprimere 'a pallini' il successo di cassetta di un film, come fa il Morandini; il Mereghetti giustamente si limita alla critica, e l'idea del 'pallino vuoto' per le delusioni è geniale; AUTOREVOLEZZA: ho notato che in diversi casi il Morandini ha modificato i propri giudizi dopo l'uscita della recensione dei corrispondenti film nel Mereghetti. Da migliorare nel Mereghetti: alcune vecchie schede sono di quattro-cinque righe, vanno decisamente riviste. Mi astengo dal commentare i singoli giudizi, dato che sconfiniamo nell'opinabilità; generalmente comunque mi trovo più d'accordo col Mereghetti (che rema spesso controcorrente: clamoroso il caso di "C'era una volta in America") che col Morandini. Alex.
Ho il Mereghetti 2006 ed è assurdo a non pensare ad un codice univoco che viene bruciato all'acquisto di un aggiornamento almeno dei due anni successivi o almeno ad uno sconto che possa permettere l'acquisto di un altro volume.A distanza di due anni o meno mi ritrovo a non poter leggere le recensioni del Signore Mereghetti in due anni di cinema. Mah?!
Continuo a pensare che la vera specialità di questo dizionario sia il cinema classico americano, rispetto al quale vengono fornite le schede più accurate. La componente "saggistica" viene meno quando si parla di altre cinematografie e di autori che prediligono la sperimentazione di nuovi linguaggi. Su questo Mereghetti e i suoi collaboratori sembrano avere poco da dire (salvo, forse, per registi di Hong Kong e dintorni). In certi casi, proprio legati a registi particolarmente innovativi, si vede una tendenza ad allungare il brodo, non sapendo come motivare il proprio dissenso rispetto ad opere che comunque si sono imposte, influenzando il cinema di tutto il mondo. Si pensi, in tal senso, alla scheda relativa a "L'anno scorso a Marienbad". Qui, ciò che colpisce, non è tanto la valutazione non troppo positiva, quanto il fatto che il discorso di Mereghetti gira a vuoto per parecchie righe. alberto
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