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Descrizione


"Tu non mi conosci ancora. Mio figlio Thomas, che sta pubblicando questo libro, mi dice che, all'inizio di un romanzo, è consuetudine dare al lettore un piccolo assaggio della storia che è contenuta nelle pagine che leggerà. In qualità di tua narratrice, ti comunico che questo racconto è ambientato in Giamaica durante gli ultimi turbolenti anni della schiavitù e i primi di libertà che seguirono. Jury è una schiava cresciuta in una piantagione di canna da zucchero, chiamata Amity, e questo romanzo è la storia della sua vita. Era lì quando scoppiò la Guerra Battista del 1831 ed era ancora lì quando la schiavitù fu abolita. Mio figlio dice che devo spiegare che il libro racconta anche la storia della mamma di July, Kitty, e dei neri che lavoravano nella piantagione, di Caroline Mortimer, la donna bianca che ne era la proprietaria, e di molti altri, davvero troppi perché io li elenchi tutti qui. Ma quello che accadde loro è scrupolosamente descritto in queste pagine e tu potrai leggerne tutti i particolari. Forse, mi suggerisce mio figlio, potrei scrivere che è un viaggio appassionante in quell'epoca storica in compagnia delle persone che l'hanno vissuta. Vuole che lo faccia perché i lettori possano decidere se questo è un libro che li può interessare. Cha, dico a mio figlio, quante storie! Che lo leggano da soli.» Andrea Levy evoca l'avidità e la dissolutezza dei padroni bianchi dello zucchero mentre si concedono ogni tipo di libertà e violenza con gli schiavi, prima di gettare via la Giamaica.
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Dettagli

2011
5 aprile 2011
353 p., Rilegato
9788860737755

Valutazioni e recensioni

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Clara
Recensioni: 2/5

Questo libro per me e' stata una vera delusione. Io avevo apprezzato molto Andrea Levy in "Il frutto del limone" e soprattutto "Un'isola di stranieri"; questa volta pero' proprio non ci siamo. L'argomento e' molto interessante, perche' racconta le storie degli schiavi in Giamaica, e dei primi anni di liberta'. La maniera in cui e' scritto pero' e' completamente deludente. I personaggi non sono ben caratterizzati, il ritmo non prende mai; onestamente non sono riuscita ad appassionarmi a July e agli altri. Spero vivamente che Andra Levy ritorni ai livelli degli altri romanzi, e che questa sia stata solo una breve parentesi infelice.

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Recensioni

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Voce della critica

Giamaica, inizio Ottocento. La vita di July comincia con lo stupro della madre, la schiava Kitty, compiuto dal sorvegliante della piantagione. Il romanzo apre con questa scena, agghiacciante nella sua banalità; e il parto della bambina è suggellato da un'altra brutale ovvietà: "Mi raccomando con quel bambino. Varrà un sacco di soldi". July però non viene venduta, ma semplicemente tolta alla madre per soddisfare un capriccio della padrona, che la vuole come sua cameriera personale. A nulla vale la disperazione di Kitty, confortata da un'amica: "La tua chiquita farà pipì su un trono (…) Devi essere felice. Miss July nella grande casa! Ti rendi conto? Avrà le scarpe!". Dalla prospettiva della "grande casa", July assiste alla quotidiana negazione dell'umanità nel sistema schiavista, con le sue indicibili violenze: le rivolte degli schiavi, la guerra battista del 1832, gli anni di transizione con il cosiddetto "apprendistato" e la successiva abolizione della schiavitù nel 1838, la fame e lo sfruttamento dei decenni seguenti fino alla fine del secolo.
In The Long Song, però, la Storia sfiora appena le vite dei personaggi. Spina dorsale del romanzo è la ricostruzione della vita quotidiana della piantagione, dove i rapporti tra schiavi sono avvelenati da una minuziosa gerarchia di sfumature di carnagione e di sangue. Nel rapporto con i bianchi, gli schiavi mettono in atto una serie infinita di astute strategie per ottenere sempre il massimo, irritare gli odiati padroni e al contempo uscirne indenni, ispirandosi al ragno-briccone Anancy dei racconti popolari – July è irresistibile quando si fa beffe della padrona, dalla quale si fa insegnare a leggere. La presenza del comico anche in un contesto così sconvolgente è uno dei motivi del fascino di quest'opera. Dopo il successo di Un'isola di stranieri, che in una simile chiave racconta la nascita del multiculturalismo britannico attorno alla seconda guerra mondiale (cfr. "L'indice", 2006, n. 4), Una lunga canzone (candidato al Man Booker Prize 2010) ricostruisce un passato ancora più lontano per offrire, dichiara l'autrice, un orgoglioso tributo alle conquiste dei propri padri.
Tra queste conquiste vi è quella della parola. Thomas, il figlio che July ha abbandonato al pastore battista ed è cresciuto in Inghilterra diventando un editore di successo, torna in Giamaica e ritrova la madre ormai anziana e derelitta, accogliendola nella sua famiglia. È July stessa che, finalmente libera dalla fame, si dedica faticosamente a scrivere la propria storia; poco alla volta, capitolo dopo capitolo, soffre per dover rivivere ciò che non vorrebbe ricordare, discute e litiga con il figlio che pubblicherà quelle pagine ("Lettore, mio figlio dice che questo [lo stupro di Kitty] è un incipit sconveniente per un racconto"), imparando a conoscere lui così come la nuora e le nipotine. Levy appronta sapientemente questa cornice metanarrativa e mette così in risalto la transizione da oralità a scrittura: le parole d'inchiostro di July si alternano tra un registro formale (anche perché Thomas opera un po' di editing) e squarci più vernacolari nei momenti di maggiore pathos, mentre i dialoghi tra schiavi sono in puro patois. Peccato davvero, e in certi punti davvero inspiegabile, che la poco accurata edizione italiana tenda a uniformare in un italiano omogeneo queste varianti linguistiche identitarie, aspetto indimenticabile della versione originale.
Pietro Deandrea  

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Conosci l'autore

Andrea Levy

1956, Londra

Andrea Levy è nata a Londra nel 1956 da genitori giamaicani. Ha iniziato a scrivere nel 1988 e ha raggiunto il successo con un Un’isola di stranieri (Dalai editore, 2005) caso editoriale in Inghilterra, con cui ha vinto tutti i premi più prestigiosi (l’Orange Prize e il Whitbread Prize for Fiction, nonché il Whitbread Book of the Year e il Commonwealth Prize 2005 per la sezione euroasiatica, l’Orange of the Oranges, come miglior vincitore tra gli Orange Prize degli ultimi dieci anni) e, di recente, l’International Emmy Award per la miniserie televisiva tratta dal libro. Per Dalai editore ha pubblicato anche Il frutto del limone (vincitore dell’Arts Council Writers Award) e Tutte le luci accese. Una lunga canzone (2011) è stato finalista...

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