Viaggi di ritorno. Itinerari antropologici nella Grecia antica

Libro a dir poco ridicolo. Il libro si presenta come un affastellamento di associazioni forzate e insensate. Per fare qualche esempio: il primo capitolo tratta delle Madonne Nere e delle reminiscenze dell'antico nel presente. Da questo capitolo dovrebbe emergere il discutibilissimo collegamento tra la Madonna Nera della Valle di Canneto e la grotta della Demetra a Delfi per il semplice fatto che che questi luoghi di culto si trovano in ambienti "montani" (come altri centinaia di santuari extraurbani). I capitoli successivi sono sviluppati sulla stessa linea delirante. Nel secondo, l'autore ad esempio afferma che Achille “nel segno di una temeraria dimestichezza con il mondo fluviale” (dimestichezza che deriverebbe dall'immersione nello Stige e dall'offerta rituale, da parte di Achille e di qualsiasi altro giovane giunto giunto all'età dell'efebia, di una ciocca di capelli al fiume) affiderebbe i cadaveri dei nemici sconfitti al fiume Scamandro e fronteggerebbe le ire del fiume sostenuto dalla complicità di Efesto. Ma cosa c'entra la sua presunta dimestichezza con le acque con lo scontro tra Scamandro e Achille aveva osato sporcare le sue acque con il sangue dei nemici vinti? Praticamente una lettura che si trasforma in decifrazione di farneticazioni presentate attraverso una prosa che si propone come “poetica” ma che sfocia nel penoso. Davvero una lettura che mi ha lasciata allibita.