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Morte a Firenze. Un'indagine del commissario Bordelli
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Morte a Firenze. Un'indagine del commissario Bordelli - Marco Vichi - copertina
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Morte a Firenze. Un'indagine del commissario Bordelli

Descrizione


Firenze, ottobre 1966. Non fa che piovere. Un bambino scompare nel nulla e per lui si teme il peggio, forse un delitto atroce. Il commissario Bordelli indaga disperatamente, e durante le indagini arriva l'alluvione... La notte del 4 novembre l'Arno cresce, si ingrossa, va a lambire gli archi di Ponte Vecchio, supera gli argini e la città è travolta dalla furia delle acque. Le vie diventano torrenti impetuosi, la corrente trascina automobili, sfonda portoni e saracinesche, riversando nelle strade cadaveri di animali, alberi, mobili e detriti di ogni genere. Mentre la città è alle prese con quella inaspettata e inimmaginabile tragedia, il delitto sembra destinato a rimanere impunito, ma la tenacia di Bordelli non vien meno...
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Dettagli

7
2009
27 agosto 2009
350 p., Brossura
9788860881847

Valutazioni e recensioni

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Isabella Fantin
Recensioni: 5/5

A ridosso dell’alluvione del 1966 viene ritrovato il cadavere di un bambino scomparso. È l’inizio di un incubo per il commissario Bordelli della squadra mobile di Firenze. La stampa punta il dito contro l’inettitudine della questura. La famiglia esige l’arresto dell’assassino, perché il piccolo Giacomo è stato vittima di un delitto odioso. E il questore incalza il commissario. Bella l'atmosfera plumbea della terribile alluvione che colpì la città di Dante, indimenticabile il protagonista.

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Towandaaa
Recensioni: 2/5

Dopo una prima metà gradevole (soprattutto per i quadretti dedicati all'alluvione del '66, che hanno richiamato alla mia memoria i racconti ascoltati da genitori e nonni) ma anche un po' sonnacchiosa (per il fatto di avvitarsi attorno ad un tema che si può agevolmente riassumere con un pensiero dello stesso Bordelli: "Qualunque cosa, pur di stare vicino a lei. Si domandava se fosse innamorato di quella ragazza o del fatto che lei potesse innamorarsi di lui, ma in fondo non c'era troppa differenza. Si sentiva rimbecillito e questo gli bastava") un improvviso cambio di tono, un'accelerata discesa agli inferi per sprofondare al cospetto di un delitto che fin dall'inizio si poteva sì immaginare turpe e orrendo, ma non con tali dimensioni di efferatezza e nefandezza. Bordelli, dopo essersi abbandonato con indulgenza egocentrica ad un narcisismo romantico a cui già altri commissari seriali in piena mezza età ci hanno abituati, con buona pace di una indagine che stagna e che quando riprende vita lo fa solo grazie a una serie di fortunati eventi e coincidenze, si macchia di qualche leggerezza (con conseguenze pesantissime) che da lui non mi aspettavo. Vichi, sebbene io conosca già da tempo la sua propensione a non fare sconti al lettore disposto a seguire gli oscuri meandri e le atrocità di cui è capace la mente umana, questa volta ha davvero passato il limite di quanto io sia disposta a sopportare leggendo un noir. E manca del tutto uno dei momenti più belli che finora avevano sempre costituito la digressione originale dei romanzi della serie: la cena in cui, dopo piatti abbondanti ma soprattutto abbondanti libagioni, Bordelli e a turno gli altri commensali si lasciavano andare a racconti fatti di ricordi.

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Marida
Recensioni: 5/5

Un libro di grande atmosfera, che descrive un'epoca, una tragedia, una città (Firenze). Il caso su cui indaga Bordelli diventa quasi un dettaglio, ma non per questo risulta deludente. Il finale è molto malinconico, ma non toglie il desiderio di leggere il seguito.

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La recensione di IBS

Premio Scerbanenco 2009 e Azzeccagarbugli 2010. Ex combattente del battaglione San Marco ed ex partigiano, il commissario Franco Bordelli è un poliziotto vecchio stile. Piace alle donne, ai reietti, ai criminali onesti e anche agli altri scrittori di gialli, a Camilleri in particolare, forse per via dell'ironia sorniona e del suo modo diretto e genuino di affrontare ogni indagine. Dopo il successo dei primi tre episodi dedicati al burbero commissario (Il commissario Bordelli, Una brutta faccenda e Il nuovo venuto), tutti ambientati nella Firenze degli anni Sessanta, Marco Vichi si cimenta in un romanzo che esula dalla semplice trama poliziesca per affrontare una delle pagine più tristi e suggestive della storia italiana. Firenze entra prepotentemente nella narrazione, con i suoi palazzi, le sue strade tortuose che si snodano tra i capolavori dell'arte, le sue botteghe e i vizi dei suoi bottegai. L'alluvione che sommerse la città il 4 novembre 1966 taglia in due il romanzo, spezza la trama sottile dell'indagine, irrompe come l'ondata di piena dell'Arno, per affondare sotto il fango i mali di una società imputridita.
L'omicidio che deve affrontare questa volta il commissario Bordelli è tra i più efferati. Il cadavere di un ragazzino di appena tredici anni è stato ritrovato nudo nel bosco. Prima di ucciderlo, i suoi aguzzini lo hanno seviziato e violentato. Nessuna traccia, nessun sospetto, la pioggia che da giorni cade fitta sulla città e sulle colline cancella ogni pista, logorando i nervi di un uomo ormai vecchio, troppo malinconico, ossessionato dai ricordi della guerra. Il commissario ha promesso al padre del ragazzo di scovare l'assassino, ma già dopo i primi giorni si accorge che non è una promessa facile da mantenere. Si attacca disperatamente a un pezzo di carta, molto meno di un indizio, e si trascina svogliatamente tra i sentieri di montagna, per liberare un po' la mente, per evitare di fumare le solite venti sigarette, per immaginarsi già nel casolare che lo aspetta dopo la pensione. Morte a Firenze è la storia di una città marcescente, che imputridisce sotto tre metri di acqua torbida che ha invaso le strade dopo l'inondazione, che nasconde e preserva al suo interno le deviazioni dei suoi poteri occulti. Ma è anche la storia di uomini che il giorno dopo il disastro lavorano insieme per salvare l'enorme patrimonio artistico della città, come i libri della Biblioteca Nazionale.
A non fare arrendere il commissario Bordelli è la sua indole intimamente fiorentina. è la sua curiosità a trascinarlo fuori dalla questura per infilarsi nelle cucine e nelle bettole, nei postriboli e sui viali delle Cascine, dove auto di lusso raccattano giovani ermafroditi e ronde nostalgiche del Ventennio giocano come i lupi con l'agnello. In una di queste notti passate a vagabondare tra le vie di una città unta e maleodorante, incontrerà il colonnello Bruno Arcieri, un personaggio creato da Leonardo Gori e protagonista del suo libro L'angelo del fango. Sarà l'austero colonnello (che a sua volta ha incontrato il commissario Bordelli nel romanzo di Gori) a indicare uno spiraglio nelle indagini e a riaprire una pista che sembrava ormai compromessa.
Amaro, irriverente, con un finale coinvolgente e tragico, questo nuovo romanzo di Marco Vichi non ha solo tutti gli ingredienti classici dell'Hard Boiled chandleriano, ma ha anche la forza dirompente delle immagini dell'Istituto Luce e la malinconia di chi, ancora immerso nei ricordi nella guerra, ha visto crescere una nuova generazione di giovani "capelloni". Tra gli ideali tramontati della borghesia decadente e il boom consumistico degli anni Sessanta, Marco Vichi non trova né mediazioni né compromessi. La brama di potere è un peccato che ha accomunato negli anni i ricchi cittadini fiorentini ma anche i loro figli, è una poltiglia che invischia ogni cosa e contro cui il commissario Bordelli, forse, non ha più voglia di lottare.

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