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Anno edizione: 2011
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La prima cosa che spontaneamente pensi con Botti è: ammazza! Posso diventare uno scrittore pure io! La seconda cosa: che paese squallido è l'Italia! Sempre l'auto per avere un naturale rapporto sessuale, la violenza della polizia, i mammoni, gay credenti perennemente depressi e repressi, superstizioni, fantasmi e messe sataniche a gogo, parenti omofobi che non riescono neanche a dire la parola omosessuale, madri che rinchiudono figli disagiati in centri per disturbi mentali, gay costretti a prostituirsi vestiti da donna per campare, etc... La terza cosa: perché mai Marco Vichi ha sostenuto in maniera entusiasta questo testo? Ma poi leggi lentamente il testo. E tra le righe ci trovi tanto materiale non scadente. Più di tutto regna il finale alla Dubliners di Joyce. Epifanie gay candide nei peggiori dei casi e taglienti nei migliori dei casi. Il testo insomma fallisce nel suo tentativo di creare un'opera stile serial HBO, ma DI CORSA, DI NASCOSTO, dolcemente si espone a raccontare qualcosa. L'amore tra uomini. Tentativo narrativo a tratti anche goffo se si pensa alla mitica collana di Men on Men. Resta un'opera drasticamente necessaria per chi non è della comunità omosessuale. Necessaria per scoprire e capire. Necessaria perché l'Italia...è proprio quella narrata nei racconti...triste...stupida...e misera... Per il resto attendiamo un romanzo da Botti. Sarà l'unico modo per capire se le sue qualità letterarie stilistiche e non argomentative, sono autentiche o improvvisate. Ps. La copertina è di pessimo gusto. Necessaria ben altra scelta grafica. Magari una esplicitamente queer.
Forte intenso bucolico amaro dolce. Una bella opera prima
Recensioni
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