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leggendo questo libretto, libretto per il numero di pagine, viene fuori un ritratto dell'attuale presidente del consiglio sconcertante. uno sconcerto che però non stupisce, anzi rende con efficacia lo strapotere dell'immagine sul contenuto e riesce a risolvere l'equazione forma uguale a sostanza. berlusconi è immagine e l'immagine è per sua natura vuota, immateriale, plasmabile e assolutamente scevra di significato materiale. l'immagine dunque di berlusconi non è diversa dalle immaginette di padre pio, di quelle della madonna di lourdes, di un qualsiasi altro personaggio pubblico. il suo successo da la prova scientifica del fatto che la gente comune ha un assoluto bisogno di immagine, soprattutto di immagini manipolate, truccate, il più possibili vicine all'immaginario intimo di ognuno. c'è un qualcosa di religioso nel'immagine berlusconiana, qualcosa che ha a che fare con la fede e non con la ragione ed è per questo che almeno la metà dei suoi elettori sono assolutamente certi dei suoi poteri taumaturgici. voglio dire però che questo libretto esce nella fase discendente del potere arcoriano, la fase più alta del potere ma dell'inevitabile discesa e fine. forse questa opera è uscita maledettamente tardi, avremmo potuto difenderci meglio dall'ipnotizzatore se fosse stata scritta qualche anno fa. ma questo prova anche il fatto che in italia non ci sono intellettuali che riescono a smascherare il falso; belpoliti ce l'ha fatta, ma in ritardo purtroppo.
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Nel 2008, durante un incontro ufficiale con il colonnello Gheddafi, il premier italiano Silvio Berlusconi si lascia ritrarre in una posa intima: seduti intorno a un tavolino i due leader sfogliano le foto della famiglia Berlusconi, pubblicate proprio qualche giorno prima sul settimanale Chi. La scena, andata in onda su tutti i telegiornali, è senz'altro rassicurante, ma siamo sicuri che il motivo per cui il magnate della televisione e della politica italiana mostra le sue fotografie al mondo intero è semplicemente il narcisismo?
Forse vale la pena, attraverso questo documentatissimo saggio di Marco Belpoliti, approfondire le tematiche che si celano dietro l'uso che il tycoon italiano ha fatto delle sua immagine "statica" nella creazione della sua carriera politica. Soprattutto per comprendere se è vero, come sosteneva Jean Baudrillard, che dietro lo sguardo fisso immortalato nella fotografia, si nasconde "l'alterità segreta" dell'individuo, la sua volizione esteriore, la sua maschera. Gli esempi riportati in questo libro sono numerosissimi: le foto del premier, da solo o con i suoi familiari, sono quelle scattate a partire dagli anni della giovinezza, quando cantava sulle navi da crociera, fino al periodo in cui faceva l'imprenditore edile, per proseguire con gli anni della fondazione di Canale 5 e della politica. Un album fotografico che quasi tutti gli italiani hanno ricevuto a casa subito dopo l'annuncio della sua discesa in campo. S'intitolava Una storia italiana e in fondo non era che la storia per immagini di un uomo normale che, grazie all'impegno e alla tenacia, con le sole proprie forze, ha raggiunto il successo.
Marco Belpoliti analizza dettagliatamente tutti gli aspetti iconografici di quelle fotografie, le pose che il Premier assume e i messaggi che vengono veicolati attraverso l'uso dello sguardo e la posizione delle mani. Una ricerca che Berlusconi, proprio come Mussolini, affida ai suoi fotografi ufficiali, coloro che gestiscono la sua immagine istituzionale e attraverso cui il Cavaliere, afferma Belpoliti, può trasmettere al mondo l'immagine ideale di se stesso, la sua auto divizzazione perpetua. Considerate da questo punto di vista, le fotografie del Premier non sono semplicemente il mezzo che usa per comunicare se stesso, ma sono dei veri e propri feticci attraverso cui Berlusconi si è proposto alla società civile italiana come una star del cinema o come uno spot pubblicitario.
Sorridente, atletico, ottimista e soprattutto attento a preservare la sua capigliatura fluente, Berlusconi, osserva Belpoliti, lancia agli astanti messaggi ammiccanti, seducenti, tipici della natura femminile. Allo stesso tempo però fa leva sulla sua immagine di avventuriero, puntando sulla sua virilità e prestanza, sessualizzando il messaggio politico. È questo il motivo per cui il corpo è così essenziale alla sua leadership e alla credibilità del suo progetto politico. Fino al 1988 Silvio Berlusconi lo usa attraverso il controllo e il ritocco delle fotografie, dopo interviene direttamente su di esso, utilizzando tutte le più moderne pratiche della chirurgia estetica. In questo modo il corpo del leader diventa capitale da spendere, merce di scambio che vedrà massimizzarsi il suo valore attraverso il mantenimento nel tempo di una freschezza e di una giovinezza perpetue.
Guy Debord, nel suo saggio dedicato a La società dello spettacolo scriveva che nella postmodernità l'idea della morte è bandita. Oggi sappiamo che l'immortalità è la possibilità di riprodurre all'infinito l'immagine ideale che abbiamo di noi stessi.
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