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Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2013
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Senza infamia e senza lode.
Dico subito che non sono un'appassionata di gialli (di molti scrittori celebri per i loro gialli scelgo i testi non polizieschi infatti), e forse ho sbagliato a scegliere questo libro che ho visto pubblicizzato su Elle come un "thriller appassionante sulle rive del Ticino", ma siccome sono del pavese ho voluto provare per l'ambientazione. Che dire? Jacobbi sì o Jacobbi no? Di certo non il mio stile di libro, son d'accordo con le recensioni che sottilineano che i personaggi son tutti un po' tratteggiati senza profondità. Magari la storia ci poteva anche stare, ma appassionante mi par troppo, semmai scorrevole. Ma l'ambientazione di quei posti è ben resa, lo posso dire con certezza.
onestamente non capisco i paragoni che leggo con Simenon o Hammet, sono giganti della letteratura! L'autore è bravo e crea il suo protagonista Remo, poliziotto cinico e amaro, con originalità e senza scimmiottare i vari Maigret e Montalbano,o anche Michael Blomkwist che sarebbero comunque inarrivabili per gli appassionati del genere giallo. Ben scritto e bella la storia, anche nel finale. Ho letto anche il precedente, e lo ritengo molto più geniale, ma ciò non toglie che consigli la lettura di questo libro che non delude e si legge con passione fino alla fine. Voto alto di incoraggiamento.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
AAA. Acque torbide e limacciose nasconderebbero delitti raccapriccianti fra fauci pesce siluro grandezza ragguardevole. Investigatore disilluso cercasi per ristabilire verità scomoda. Astenersi perditempo.
A perdere tempo, in realtà, Remo Jacobi è un maestro: cinquant’anni, divorziato, senza figli, persuaso segretamente che nell’eterno scontro fra bene e male quest’ultimo sia destinato a prevalere, egli bordeggia fra i lividi argini del Po e la grassa provincia pavese, mentre malumori esistenziali assortiti gli rendono l’umore più plumbeo di un giorno piovoso di gennaio.
Questo fino a quando un ritrovamento agghiacciante non lo spingerà a prendere posizione, a spendersi in prima persona per perseguire un po’ di bene - quel bene verso il quale lui tenderebbe per natura - nel tentativo disperato di contrastare il male che impregna i nostri giorni. Il male quotidiano.
Jacobi si colloca, con quel cognome suggestivo, a metà strada fra un matematico e un filosofo tedeschi; e in effetti un certo pensoso atteggiamento nei confronti della vita, mediato da un approccio razionale, sembrerebbero suffragare l’ipotesi di un omaggio tributato da Gardella a due numi formativi.
Ma il nostro Jacobi non è tedesco, è rumeno; e quel suo non essere completamente italiano, come dice di lui in tono diffidente il questore, anticipa e riassume uno dei temi che
sottendono all’architettura de Il male quotidiano: l’alterità.
Quella siderale distanza fra se stessi e le cose del mondo in cui si vive è una mozione di sfiducia mossa alla propria capacità di riparazione: Jacobi si sente impotente, e la sua tendenza ad insabbiare le inchieste che conduce è il segno di una resa che pare invincibile.
L’indagine prende le mosse da un delitto ripugnante, che Jacobi scoprirà essere punta di un iceberg di traffici loschissimi che hanno luogo attorno al fenomeno del pescaturismo, sport in nome del quale carovane di uomini si riversano sulle barche per fare strage di pesci.
Questa attività convoglia sulle rive del fiume un teatro di varia umanità e indicibile squallore. In mezzo a coloro che non vedono l’ora di pescare giganteschi siluri per mettersi in mostra assieme alle loro catture, c’è davvero di tutto, incluso un misterioso gruppo le cui vicende si intrecciano con le pagine più oscure e rimosse della storia recente d’Europa.
Sotto questa storia di persone cattive che fanno cose ancor più cattive, dietro un’indagine che nel suo dipanarsi mette a nudo e certifica il vuoto pneumatico sul quale poggia una certa idea di Europa, Gardella traccia un affresco credibile e drammatico: il male quotidiano, ci pare di capire mano a mano che andiamo avanti nella lettura, è la nostra indifferenza, più densa e viscosa di un olio venefico, capace di guastare ogni anelito vitale e renderlo simile ad un rimorso.
Remo Jacobi, personaggio del quale – siamo certi – torneremo a sentir parlare, aggiunge un ritratto a tinte cineree, livide, alla galleria degli indagatori sui generis composta negli ultimi vent’anni dagli scrittori italiani di genere. Jacobi è un loser che si è macerato negli umori delle risaie e delle marcite di una provincia ormai cattiva, incapace di redimersi nei rituali del buon vivere che l’hanno contraddistinta a lungo ma che oggi non la rappresentano più.
A cura di Wuz.it
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