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Nel leggere la snella raccolta di racconti intitolata “Il Dio del jazz è nato in Alabama”, innanzitutto mi coglie un dubbio: l’autore si chiama Natalfrancesco Litterio, ma qual è il nome e quale il cognome? Si accettano ipotesi. Dopo aver rinunciato a chiarire il quesito, mi sono lasciato trascinare dai nove racconti che compongono questo volumetto di 54 pagine edito da Runde Taarn, susseguendosi con allegra e fresca leggerezza, quasi al ritmo di qualche canzone, come suggerirebbe il titolo di uno di questi, ripreso come titolo del volume. Parlare di ciascun racconto comporterebbe di scrivere un commento forse più lungo del libro stesso, ma vorrei lasciare qualche veloce pennellata per rendere l’idea di ciascuno, perché parlare di una silloge nel suo complesso rischia di farci rimanere sul generico. Eccoli qua: 1) Diario di un aspirante suicida: la storia e le riflessioni di un pazzo intelligente in manicomio. 2) Eclissi: un racconto pungente sulla potenza dell’amore, che sfida anche la morte. 3) Il Dio del Jazz è nato in Alabama: una storia densa e forte che ricorda la letteratura americana di un secolo fa, mostrandoci una delle facce del dolore. In effetti, il racconto migliore, per me. 4) La lunga notte della maratona elettorale: le contraddizioni di questa nostra Italia “divisa a metà”. 5) Le anime perse di Villa Borghese: un occhio attento (e particolare) su un piccolo spaccato di umanità. 6) Per una lacrima: una strana, esile, favola sulle emozioni. 7) Racconto d’inverno: un quadretto circolare, in cui tutto sembra cristallizzato. 8) Storiella amorale: disquisizioni un po’ strambe e un po’ filosofiche di tre folletti dai nomi allusivi. Quello che mi ha convinto meno. 9) La cattiva strada: la bella storia di un amore mancato. Insomma, un’oretta di piacevole lettura. Aspettiamo ora l’autore alla prova con un romanzo, dove mi sembra che potrebbe dar buona prova di sé.
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