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Poteva stare fermo: perché, invece, "in principio" l'onnipotente ha dovuto creare il mondo? Forse perché angosciato da Tohu e Bohu, l'abisso e il nulla, le maggiori angosce che muovono i mondi? Quelli interni almeno. E non c'era nessuno che le prendesse in carico. Così inizia l'anno 2002 di questo diario disforico, composto infatti non da aforismi, ma da disforismi, con cui l'autore contrappunta, con la leggerezza del flautista, gli anni che passano, dal 1970 al 2006, senza curarsi neppure di occuparsi di tutti. Il 2001, per dire, non c'è, e dal 1970 al 1980 sono tutti insieme, in fondo non c'è bisogno di aver ossessivamente tutto in ordine e sotto controllo. L'autore è psichiatra, psicoanalista esperto e colto, per decenni insegnante alla facoltà di psicologia dell'Università di Padova, dove è nato, vive, si ispira. Nella sua nota biografica, o autobiografica, cita Giuliano Scabia: a me, sarà per la vena di umorismo spontaneo che affiora nella vulgata italoveneta, rimanda anche al divertito stupore della lettura di Meneghello, che è di Malo, mica tanto lontano, e mi pare che a Padova abbia studiato. I suoi pensieri, che qui Schon riporta, riguardano non solo le motivazioni della creazione, come il mio incipit potrebbe far credere, ma "mondi vari e psicoanalisi", così dice nel sottotitolo. Mondi vari visti con l'occhio addestrato dello psicoanalista e mondi psicoanalitici visti con occhio sveglio, capace di variazioni, e tutti quanti visti con mente libera, ironica, qualche volta disincantata, sempre coraggiosa e franca. Non è il primo libro, l'autore ha già pubblicato raccolte di versi e altri due libri di racconti brevi, è una vecchia volpe e sa scegliere, in mezzo alla messe che credo assai ampia dei suoi appunti, i bocconi più gustosi. Non sempre solo sapidi, qualche volta amari.
Anna Viacava
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