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L'Italia degli scienziati. 150 anni di storia nazionale - Angelo Guerraggio,Pietro Nastasi - copertina
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L'Italia degli scienziati. 150 anni di storia nazionale
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L'Italia degli scienziati. 150 anni di storia nazionale - Angelo Guerraggio,Pietro Nastasi - copertina
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Descrizione


Non solo poeti, santi e navigatori, ma anche scienziati, tecnici e inventori hanno fatto - e, talvolta, fatto grande - l'Italia. Tuttavia, dal 1861 a oggi, questo aspetto della storia nazionale non ha sempre ottenuto adeguata attenzione. A 150 anni dall'Unità, è giunto il momento di raccontare il ruolo significativo che la cultura scientifica ha avuto e continua ad avere nella storia d'Italia, nei suoi intrecci fondamentali con politica e società, insieme alla rilevanza profonda dei contributi applicativi e delle scoperte che hanno inciso sulla struttura economica e sul benessere della nazione. "L'Italia degli scienziati" ripercorre questa storia appassionante, a partire dalle vicende dei suoi protagonisti. Dai matematici coinvolti nelle guerre d'indipendenza, che trasferirono in seguito il proprio impegno civile nelle aule parlamentari, ai pochi scienziati che nel 1931 rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo, come il chimico Giorgio Errerà e il matematico Vito Volterra, passando per lo storico incontro tra l'espatriato Meucci e un Garibaldi inedito, appassionato cultore di materie scientifiche; dagli inventori di fama internazionale come Guglielmo Marconi, adottato dalla propaganda fascista in veste di testimonial dei progressi della scienza e della tecnica italiane, ai "ragazzi di via Panisperna", che collaborarono alle ricerche sull'energia nucleare di Enrico Fermi, per arrivare fino agli ultimi Nobel novecenteschi, Renato Dulbecco, Carlo Rubbia e Rita Levi Montalcini.
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Dettagli

2010
23 settembre 2010
336 p., Brossura
9788861594203

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Luca Perini
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Il titolo in realta' e' esemplificativo. L'opera offre una analisi ben documentata e ben scritta dei successi e delle conquiste della scienza in Italia citando figure note (Marconi e Fermi) e meno note; raccontando la nascita delle strutture - Istituti, Centri di ricerca - e dei loro fautori. Particolarmente interessanti i capitoli sui rapporti tra ricerca scientifica e fascismo e le sue successive leggi razziali che grande impatto hanno sortito sulla comunita' accademica. Rimane l'amaro in bocca constatando (e questo viene sottolineato "tra le righe" dagli autori) che da circa un secolo, da Mussolini alla DC fino ai nostri giorni, il trait d'union dei vari governi e' la miopia nel non intendere la ricerca scientifica come una forma di investimento culturale ed economico ma nel considerarla come un mero costo, un orpello in fondo non strettamente necessario allo sviluppo di un paese. La "fuga di cervelli" tanto attuale e discussa e' in realta' un fenomeno di lunga quanto nefasta tradizione; tutti o quasi i premi Nobel italiani (Fermi, Dulbecco, Rubbia, Montalcini) hanno in realta' radici culturali e scientifiche italiane ma sempre progressi, sviluppi, risultati e meriti delle loro ricerche vengono consequiti all'estero. Lettura consigliata ai nostri politici/politicanti

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Voce della critica

In occasione della celebrazione dei centocinquant'anni dell'Unità d'Italia, gli autori ricordano le storie di quegli scienziati (matematici, fisici, chimici) che con i loro contributi di "eccellenza" riuscirono a porre l'Italia all'avanguardia, in alcuni periodi, della scienza europea. Tutto ha inizio da un viaggio che tre giovani matematici (Enrico Betti, Francesco Brioschi e Felice Casorati) organizzano nel 1855 in Germania e Francia, le "capitali" della matematica di allora, allo scopo di osservare l'organizzazione della ricerca scientifica e avviare uno stabile intercambio con gli scienziati in quei paesi. Ciò avviene alla vigilia dell'Unità d'Italia, e questi tre giovani e molti altri della stessa generazione, reduci dai campi di battaglia, entrano nelle aule parlamentari, così da poter dire che di sapere scientifico "è impastata" l'Italia risorgimentale.
Gli autori dedicano un capitolo centrale alla storia del Circolo matematico di Palermo, fondato nel 1884 dal matematico Giovan Battista Guccia, per essere stato durante quarant'anni "l'unica forma associativa organizzata dei nostri matematici". Grazie alle sue iniziative, il Circolo riesce a raggiungere una tale dimensione da diventare la "più grande associazione matematica del mondo", con ben 924 soci. Nel 1914 muore Guccia e il Circolo conosce un lungo periodo di lento declino. Il primo premio Nobel italiano, Camillo Golgi, assieme a Vito Volterra con i loro contributi scientifici avviano la primavera scientifica del primo Novecento. Si deve a Golgi la comprensione tempestiva del fatto che il sistema nervoso è un sistema di cui è possibile conoscere la struttura; la sua famosa "reazione nera" gli apre le porte del Nobel nel 1906 (sei mesi dopo anche Giosuè Carducci avrà il Nobel per la letteratura).
Dopo una sobria informazione sui contributi scientifici di Volterra, gli autori si soffermano sulla sua straordinaria attività di organizzatore. Nel 1907 promuove la nascita della Sips (Società italiana per il progresso delle scienze), di cui è il primo presidente. L'anno successivo organizza il quarto congresso internazionale dei matematici, che colloca l'Italia come "terza potenza" matematica in Europa. Due anni dopo fonda il Comitato talassografico; nel 1817 è alla direzione dell'Ufficio invenzioni e nel 1923 contribuisce alla nascita del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), di cui è eletto presidente.
Un posto particolare è giustamente riconosciuto a Guglielmo Marconi, premio Nobel per l'invenzione del telegrafo, dotato di grandi capacità tecniche e manageriali. Gli autori ricordano che Mauro Picone ha fondato il primo istituto al mondo di matematica applicata; si soffermano poi sui "Ragazzi di via Panisperma" e la loro eccezionale avventura scientifica, che tuttavia è destinata a chiudersi sia per la sordità del governo, che rifiuta di finanziare adeguatamente lo sviluppo delle loro ricerche, sia perché le leggi razziali costringono Fermi, la cui moglie era ebrea, ad andare negli Stati Uniti. Durante il periodo fascista, è la scienza applicata che viene privilegiata, in quanto più direttamente legata ai problemi del paese. Sorgono così istituzioni come l'Istituto nazionale di chimica, di biologia, dei motori, e si stanziano fondi per la demografia, le discipline ingegneristiche e biomediche. Nel 1938 la follia razzistica colpirà con cieca violenza scienziati e istituzioni.
Nel dopoguerra le vicende della ricerca scientifica si sono intrecciate con quelle fortunose della politica, al punto che due dei maggiori protagonisti della rinascita della scienza, Domenico Marotta e Felice Ippolito, sono rimasti coinvolti in procedimenti giudiziari. In un ultimo capitolo antidepressivo, gli autori ricordano che malgré tout all'Italia del dopoguerra è andato ripetutamente il riconoscimento del premio Nobel, per merito di Giulio Natta, Franco Modigliani, Carlo Rubbia, Renato Dulbecco, Rita Levi Montalcini, Mario Capecchi.
I due storici della matematica sono stati capaci di selezionare il vasto materiale a disposizione, in modo da offrire un quadro storico bene articolato degli ultimi centocinquant'anni della scienza italiana. Scelti i momenti e gli scienziati più importanti, hanno prestato attenzione ai corrispondenti contesti sociali, politici e culturali che si sono via via succeduti, non mancando di mettere a fuoco situazioni in cui i governi e le stesse istituzioni universitarie hanno favorito la ricerca e altre in cui l'hanno ostacolata, per i motivi che gli autori hanno segnalato e discusso. In conclusione, i risultati di "eccellenza" sono stati determinati sì da scienziati eccezionali, ma anche da congiunture che ne hanno favorito la ricerca. Nel caso della matematica, poi, forse sarebbe stato opportuno accentuare la continuità che, da Boezio fino ai nostri giorni, qualifica la tradizione degli studi matematici in Italia, in una forma che si riscontra, secondo qualche storico, solamente nella cultura cinese.
Mario Quaranta

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